Si chiama Extinction rebellion e sta facendo impazzire i londinesi. È un movimento ecologista nato da poco che ha scelto strumenti di lotta drastici, come paralizzare il traffico della capitale britannica con azioni di disobbedienza civile. Il Guardian ha definito i loro gesti una via di mezzo tra il teatro di strada e l’azione diretta.

A Londra hanno marciato trasportando verso Oxford circus una grande barca a vela rosa che hanno chiamato Berta Cáceres, in onore dell’ambientalista honduregna assassinata tre anni fa. Negli ultimi giorni hanno organizzato in diverse città europee dei die-in, sit-in in cui tutti si sdraiano per terra in un luogo pubblico fingendosi morti. Nel giro di pochi giorni, mille attivisti sono stati arrestati dalla polizia con l’accusa di non aver rispettato i regolamenti sulle manifestazioni. A una delle proteste di Londra c’era anche Greta Thunberg, l’adolescente svedese che ha lanciato gli scioperi della scuola per il clima.

L’idea di Extinction rebellion è che la battaglia ambientalista deve prendere forme nuove per spingere i governi di tutto il mondo a intervenire con urgenza. Chiedono che il cambiamento climatico sia dichiarato un’emergenza nazionale, che le emissioni nette di gas serra siano azzerate entro il 2025 e che sia creata un’assemblea di cittadini per la giustizia ecologica. “Pensare di cambiare le basi dell’economia del pianeta senza contraccolpi per le classi medie è assurdo”, ha scritto il Guardian, “e la grande sfida politica è fare in modo che il peso degli aggiustamenti verso un altro sistema economico sia distribuito in modo equo”.

Il movimento contro il cambiamento climatico sta crescendo in modo rapido in tutto il mondo. Potrà diventare davvero importante se riuscirà a coinvolgere il maggior numero possibile di persone. E questo dipenderà anche dalla capacità dei mezzi d’informazione di raccontarne gli sviluppi in modo serio e approfondito.

Questo articolo è uscito sul numero 1305 di Internazionale. Compra questo numero|Abbonati

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