Il collettivo di scrittori Wu Ming lo va ripetendo pazientemente da mesi: attenzione a non sopravvalutare Matteo Salvini. Alle elezioni europee del 26 maggio l’astensionismo era stato del 44 per cento, e commentando il 34 per cento ottenuto dalla Lega i Wu Ming avevano scritto: “Se proprio si vuole ragionare in termini di percentuali, ragionando sul 100 per cento reale vediamo che la Lega ha il 19 per cento, il Pd il 12, il M5s il 9,5. Sono tutti largamente minoritari nel paese”.
In quelle elezioni la Lega aveva preso 9.175.208 voti: “In Italia siamo sessanta milioni. Il corpo elettorale attuale conta circa 51 milioni di persone. Salvini non ha con sé ‘gli italiani’. Anche se guadagna voti e ha il consenso di un elettore su cinque, rimane largamente minoritario. Ma se guardiamo a quel 34 per cento – ancora: è la percentuale di una percentuale – rischiamo di non capirlo”. Inoltre, continuavano i Wu Ming, “rimuovere l’astensione rende ciechi e sordi a quel che si muove davvero nel corpo sociale. In Italia più di venti milioni di aventi diritto al voto ritengono l’attuale offerta politica inaccettabile, quando non disperante e/o nauseabonda. Dentro l’astensione ci sono riserve di energia politica che, quando tornerà in circolazione, scompaginerà il quadro fittizio che alimenta la chiacchiera politica quotidiana, mostrando che questi rapporti di forza tra partiti sono interni a un mondo del tutto autoreferenziale”.
Varrebbe la pena che tutti ne tenessero conto, soprattutto a sinistra, perché “non-voto non equivale per forza a passività, milioni di persone non votano più ma fanno lotte sociali, vertenze sindacali, volontariato, stanno nell’associazionismo, sono cittadine e cittadini attivi”. Per questo, concludevano i Wu Ming, “cercare alternative nelle urne senza costruire alternative sociali è insensato, è il classico voler costruire la casa dal tetto. Anzi, dal tettuccio del comignolo”.
Questo articolo è uscito sul numero 1322 di Internazionale. Compra questo numero|Abbonati
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