Se qualcuno che abbiamo appena conosciuto storpia il nostro cognome, la cosa può anche essere divertente. Ma se lo fa un giornalista, è mortificante sia per noi, che ci sentiamo poco considerati, sia per lui, che perde credibilità agli occhi dei suoi lettori: se sbaglia i nomi, quante altre cose sbaglierà?
Nel numero del 20 luglio il direttore dell’Accademia internazionale per maggiordomi, che ci viene presentato a pagina 62 come Robert Wennekes, a pagina 63 diventa improvvisamente Wannekes. Nello stesso numero, a pagina 82, l’autrice dell’
Orologiaio miope, Laura Signorile, a un certo punto diventa Lisa.
La storpiatura dei nomi è uno degli errori più frequenti nei giornali. Anche i personaggi famosi ne sono vittime. A maggio il Los Angeles Times ha pubblicato una correzione dopo aver chiamato Elliot l’attore statunitense Elliott Gould. Era la quarantasettesima volta dal 1985.
L’attore romano Valerio Mastandrea viene spesso chiamato Mastrandrea e il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini si trasforma in Pierferdinando. I giornalisti si fanno ingannare dalla memoria, da fonti poco attendibili o dall’orecchio. Come il notiziario della Fox che il 2 maggio 2011 ha titolato: “Obama bin Laden è morto”.
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