Il mercoledì mattina la copertina di Internazionale viene stampata a colori su un foglio A4 e passa di mano in mano tra i redattori e i grafici: tutti devono vedere che faccia avrà il giornale in edicola quella settimana. E tutti possono contribuire a migliorarla, suggerendo una modifica, correggendo un errore, facendo l’ennesima verifica. A volte quando torna dove era partito, sulla scrivania del direttore, quel foglio A4 è pieno di scritte a matita. “Occhio, è rimasta la data del numero scorso”, osserva uno.
“Spostare l’accapo”, suggerisce un altro. Un grafico protesta: “Controllare la spaziatura”. E ancora: “Surowiecki con la c, quante volte ve lo devo dire?”. Una volta inserite le modifiche, la pagina viene controllata dalle correttrici di bozze. Al momento della spedizione in tipografia è stata rivista da una trentina di persone. Ma tutte e trenta possono farsi sfuggire un errore banale come la grafia di un nome. È successo la scorsa settimana: il povero Nick Bilton in copertina è diventato Bolton.
Una brutta svista che a memoria dei redattori nella storia di Internazionale ha un solo precedente. Ma illustre: risale al 10 gennaio 2003 (n. 470), quando il presidente del Venezuela Hugo Chávez venne chiamato in copertina Ugo, come il ragionier Fantozzi.
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