A scuola si chiamavano errori blu. Erano quelli che la professoressa segnava con la matita blu, gli errori gravi che facevano scendere inesorabilmente il voto del compito di italiano. Scrivere “un’astuto politico” con l’apostrofo, come abbiamo fatto la scorsa settimana a pagina 28, è un errore blu.
Scrivere “Mario Monti a dichiarato”, senz’acca, come abbiamo fatto due numeri prima (969, pagina 18) è un errore blu. I lettori di Internazionale lo sanno, infatti protestano e a volte si arrabbiano, proprio come faceva la professoressa. Ma l’apostrofo di troppo di un alunno di prima media e quello di un giornalista non sono la stessa cosa.
Il giornalista, almeno in teoria, sa distinguere un verbo e un troncamento da un’elisione. L’alunno sbaglia perché deve ancora imparare, il redattore per distrazione. “Mario Monti a dichiarato” è un refuso, non un errore di grammatica.
Ma scatena reazioni vivaci perché tutti lo riconoscono e perché tutti hanno avuto una professoressa con la matita blu. Non che si debba essere indulgenti. Anzi, con refusi come questi i redattori e i correttori di bozze devono stare più attenti. Perché loro li vedono, il correttore automatico no.
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