Qualcuno ha pensato che stava diventando presbite. Qualcun altro che gli era capitata una copia difettosa. La verità è che per un problema in tipografia lo scorso numero, il 975, è stato stampato male. Dalla prima all’ultima copia.

Il risultato lo ha descritto bene Dario Zannier, un lettore che ci ha scritto per chiedere spiegazioni: “Trovo che i testi siano riprodotti in maniera incerta, il carattere è fragile e ha degli evidenti problemi irrisolti di spaziatura interna, e anche l’allineamento sulla linea di base è un po’ ballerino”. Da qui il dubbio: “Mi chiedevo se avete cambiato il carattere tipografico”.

La risposta è no, ma la domanda è legittima, perché l’impressione era proprio questa. Come un vestito o una pettinatura, il carattere – o la font come la chiamano i grafici e i tipografi – conferisce al testo, e quindi al giornale che lo ospita, una personalità, il suo aspetto caratteristico. Sfogliando Internazionale la scorsa settimana, a tratti si faceva fatica a riconoscerlo.

Il problema però non era solo estetico, ma di qualità. E un carattere difficile da decifrare indebolisce il risultato complessivo. Il nostro lettore se n’è accorto: “La lettura non è più nitida e sciolta come prima e i contenuti sono contaminati da questa sensazione d’incertezza”.

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