“Bellissime opere”, “magnifica struttura”, “frequentatissimo locale”, “magnifico esempio”, “bellissima sequenza”, “gigantesca cattedrale”, “tavoli che traboccano” e “abbaglianti piastrelle”. Non è facile descrivere una città come Siviglia (Internazionale 992, pagina 78). Ma gli aggettivi e i toni superlativi aiutano solo se usati con moderazione.
Altrimenti producono l’effetto opposto: una descrizione monotona e superficiale. Nell’epoca dei treni superveloci e delle macchine iperefficienti, degli straricchi, dei megasconti e dei governissimi, il mondo rischia di trasformarsi in un posto molto noioso. Meglio moderare i toni, e scegliere aggettivi semplici, ma precisi: il mondo tornerà a essere un posto vivace e colorato.
Se ogni sconfitta è “epica”, ogni rivelazione “clamorosa” e ogni incidente “catastrofico”, se una grande quantità è sempre “impressionante” e un esperto di informatica è sempre un “genio”, il giorno che dovremo raccontare qualcosa di diverso e speciale ci troveremo a corto di parole. Oppure useremo le solite, e nessuno capirà. I giornalisti dovrebbero riservare i superlativi e le iperboli alle grandi occasioni. E sforzarsi di trovare delle alternative. Non sarebbe fantastico? No, sarebbe corretto.
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