Dare un’informazione accurata in poco spazio è difficile, per questo le didascalie delle foto sono una sfida. Tanto più perché, come i titoli e i sommari, sono tra i testi più letti del giornale. Di regola una didascalia non dovrebbe dire quello che dalla foto è già evidente, ma dare al lettore un’informazione in più. Prendiamo la foto di un treno che esce da una galleria.
Prima didascalia: “Un treno esce da una galleria”. Seconda didascalia: “Il Frecciargento Roma-Venezia delle 7.55”. La seconda è meglio, a patto che il treno non parta alle 8.30. L’anno scorso un lettore si è accorto che una didascalia su Internazionale (945, pagina 10) non corrispondeva alla foto: “È paglia e non fieno”, si è lamentato. Sono informazioni importanti il luogo e la data in cui una foto è stata scattata, soprattutto se riguarda l’attualità.
Le foto senza didascalia invece, a meno che non siano puramente illustrative, sono irritanti: sembrano quasi voler dire che se il lettore non capisce cosa c’è nella foto è colpa sua. Infine si possono scrivere didascalie spiritose. Nell’ultimo numero dell’Economist, sotto una foto d’archivio di Margaret Thatcher e Ronald Reagan a una cerimonia, uno accanto all’altra con la mano destra sul cuore, c’è scritto
shoulder to shoulder, “spalla a spalla”.
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