Il governo cinese vorrebbe far tacere Ai Weiwei, ma lui, imperterrito, “parla, filma, blogga” (Internazionale 1046, pagina 95). Blogga? Sì, voce del verbo bloggare, cioè scrivere un blog. È un verbo nuovo, uno di quei verbi in -are che continuano a nascere nella nostra lingua e che prendono origine da un nome o da un aggettivo.

In ambito informatico o giù di lì sono spuntati come funghi negli ultimi tempi:

taggare (mettere un tag), googlare (cercare su Google), postare (pubblicare un post), messaggiare (mandare un sms). Sono sintetici e chiari, almeno se i vostri interlocutori hanno un po’ di familiarità con internet e i telefonini: nel dubbio, meglio parafrasare.

Questi verbi formati su nomi o aggettivi sono una specialità del burocratese, che non finisce mai di sorprenderci con i suoi attenzionare (richiamare l’attenzione o mettere sotto attenzione), scadenzare (stabilire una scadenza), efficientare (rendere efficiente o più efficiente). Finché si usano tra colleghi, va bene. Ma quando il burocratese pretende di parlare a tutti, l’effetto può essere infelice. Per esempio, avete notato che da un po’ di tempo le porte di banche, negozi e uffici pubblici sono tutte allarmate? No, non hanno bisogno di essere tranquillizzate. Sono semplicemente collegate a un allarme.

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