Preferire la forma attiva a quella passiva, usare pochi aggettivi e avverbi, scrivere periodi e paragrafi brevi, limitare il linguaggio tecnico. Sono alcune delle indicazioni contenute nel Directorate of intelligence style manual and writer’s guide for intelligence publications, il manuale di stile della Cia. Il documento è stato pubblicato sul sito dei National security counselors, un gruppo di giuristi che si occupa di libertà d’informazione e sicurezza nazionale, e si è diffuso rapidamente in rete: tutti vogliono sapere come scrivono le spie.

Oltre alle solite norme grammaticali e di stile, contiene alcune indicazioni specifiche: non usare l’espressione “si pensa” perché suggerisce emozione e coinvolgimento, meglio usare “si stima” o “si calcola”; per casualties, “vittime”, s’intendono “le persone ferite, catturate o disperse, non solo quelle uccise”; la parola “paura” va usata solo per descrivere “un’emozione forte, non una vaga preoccupazione, un senso di disagio o un timore indefinito”.

“Le informazioni che la Cia raccoglie e le analisi che produce servono a poco se non riusciamo a trasmetterle in modo efficace”, ammonisce la prefazione. Il 6 giugno l’agenzia ha esordito su Twitter con una battuta molto efficace: “Non possiamo confermare né smentire che questo sia il nostro primo tweet”.

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