Da un po’ di tempo le associazioni per i diritti delle persone omosessuali, qualche politico e qualche giornalista hanno cominciato a usare l’espressione “matrimonio ugualitario” per definire i matrimoni tra persone dello stesso sesso.

L’idea è che “matrimonio ugualitario”, come l’inglese equal marriage, non faccia distinzioni sull’orientamento sessuale di chi si sposa e metta l’accento sul fatto che il diritto a sposarsi è di tutti. Mentre preparavamo la copertina dello scorso numero, ci siamo chiesti se adottare questa formula.

L’obiezione principale è stata che l’aggettivo “ugualitario” può generare confusione: fa pensare più alla parità di diritti all’interno della coppia che al diritto di tutti di formare la coppia che si vuole. Una formula alternativa poteva essere “matrimonio per tutti”.

Se non fosse che, come il francese mariage pour tous, è un’espressione declinata al maschile. “Matrimonio per tutti e per tutte”? Ha il pregio di non fare distinzioni, ma non quello della sintesi. Così alla fine abbiamo continuato a usare “matrimonio gay” o “matrimonio omosessuale”.

Forse con il tempo “matrimonio ugualitario” si affermerà come sinonimo di “matrimonio per tutti e per tutte”: quando tutti lo chiameranno così, lo faremo anche noi.

Questo articolo è stato pubblicato il 24 ottobre 2014 a pagina 14 di Internazionale, con il titolo “Le nozze perfette”. Compra questo numero | Abbonati

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it