L’unità d’Italia. Pro e contro il Risorgimento, a cura di A. Castelli

e/o, 141 pagine, 8 euro

Nel 1935 l’antifascista Andrea Caffi pubblicò sulla rivista del movimento a cui apparteneva, Giustizia e libertà, un articolo in cui proponeva di farla finita con il mito di Mazzini.

All’epoca Mazzini era considerato da molti il simbolo di una rivoluzione italiana cominciata più di un secolo prima, che occorreva riprendere e portare a termine per reagire al trionfo mussoliniano. L’articolo scatenò un dibattito acceso tra i suoi compagni di strada (parteciparono tra gli altri Nicola Chiaromonte e Franco Venturi).

Benché riferito a una questione lontana, metteva in luce la differenza tra chi allora riteneva che il fascismo fosse un fenomeno da combattere eliminando il dittatore, e chi, come Caffi, lo leggeva come il frutto di un problema più profondo, legato a una disarticolazione della società italiana che aveva radici più antiche. Il libro raccoglie i testi della discussione insieme ad altri articoli che certamente Caffi e i suoi interlocutori conoscevano bene, scritti da Piero Gobetti e da Gaetano Salvemini, a cui si aggiungono, per confronto, anche delle notazioni di Antonio Gramsci formulate negli stessi anni.

Complessivamente la lettura consente di capire bene come il processo che portò all’unità conteneva già in sé elementi che si sarebbero ripetuti tante volte nella storia del nostro paese: speranze tradite, distanza tra classe politica e società civile, tendenze autoritarie dietro l’angolo.

Internazionale, numero 876, 10 dicembre 2010

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