Martín Caparrós, Non è un cambio di stagione

Verdenero, 272 pagine, 17 euro

Oltre al cambiamento climatico in sé esiste il discorso pubblico che da qualche anno sul cambiamento viene condotto. Questo libro tratta il secondo aspetto e lo fa con un viaggio nei luoghi chiamati in causa quando si parla di clima: l’Amazzonia deforestata, l’Africa subsahariana che rischia la desertificazione, un’isola del Pacifico in cui non si pesca più come un tempo, un atollo che rischia di scomparire, la New Orleans del post-Katrina.

Osservando questi posti da vicino e parlando con le persone che ci vivono, Martín Caparrós svela alcune implicazioni della politica attuata per contrastare il riscaldamento globale: l’ingiusta tendenza a imporre a chi non ha affatto inquinato regole che i paesi sviluppati non hanno seguito in passato; la pretesa a volte assurda di affidare la scelta di distruggere o salvare la natura ai comportamenti dei singoli individui; il “conservatorismo ecologista”, fondato sull’idea che quello in cui oggi viviamo sia il migliore dei mondi possibili.

Passo dopo passo, con una scrittura attenta e frammentata che fa subire al tema principale continue digressioni in cui l’autore mette a nudo le sue idiosincrasie, Caparrós instilla il dubbio nel lettore e fornisce spunti di riflessione che potranno interessare anche chi è convinto che i dati sull’evoluzione del clima impongano oggi di prendere provvedimenti urgenti.

Internazionale, numero 918, 7 ottobre 2011

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