Guy Delisle, Cronache di Gerusalemme

Rizzoli Lizard, 336 pagine, 20 euro

È difficile ritrovarsi a Gerusalemme per caso. Ormai chi raggiunge gli abitanti della città santa per un periodo o per sempre lo fa soprattutto per ragioni precise: compiere un pellegrinaggio, portare avanti il progetto di occupazione delle colonie, dare aiuti umanitari a chi questo processo lo sta subendo, raccontare la costruzione del muro o semplicemente fare l’aliyah, il “ritorno” degli ebrei che si trasferiscono in Israele. Guy Delisle non rientra in nessuna di queste categorie.

Nel 2008 il disegnatore di fumetti francocanadese, dopo aver raccontato gli assurdi universi della Corea del Nord (

Pyongyang), della Cina (Shenzhen) e della Birmania (Cronache birmane), si è trovato ad accompagnare per un anno sua moglie, amministratrice di Medicins sans frontières, rimanendo in casa con i suoi due bambini. Privo di una ragione personale per essere lì, Delisle non porta con sé alcuna versione ufficiale della difficile storia dei rapporti arabo-israeliani e, a differenza di tutti gli altri, nessuna paura preconcetta.

Per questo il suo diario è particolarmente fresco e illumina aspetti della Gerusalemme di oggi sempre più rari da leggere: le assurdità del sistema di checkpoint, l’intreccio surreale delle tre religioni, le piccole brecce aperte nel sistema di separazione incarnato dal muro di cemento che, ritratto da ogni angolazione, continua ad avanzare.

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