Luisa Muraro, Dio è violent
Nottetempo, 75 pagine, 6 euro
Delle molte rivoluzioni del secolo scorso ce ne sono poche che si può dire siano andate bene, avviando il cambiamento senza tradire i propri princìpi. Una di queste è quella del movimento delle donne. Anche per questo, mentre cresce il bisogno di trasformare la realtà che ci circonda, oggi è prezioso continuare a riflettere sull’esperienza femminista e capire cosa quell’esperienza possa insegnare a tutti.
La filosofa Luisa Muraro, che di quel movimento è stata ed è una protagonista, e che l’anno scorso ha voluto raccogliere le sue riflessioni in Non è da tutti. L’indicibile fortuna di nascere donna (Carocci), in queste nuove pagine si concentra sulle modalità con cui usare la forza per condurre nuove lotte. Con il suo ragionare dialettico, per cerchi concentrici, procedendo per avvicinamenti graduali, senza svelare completamente il suo punto d’arrivo, afferma che, “in certi contesti, a certe condizioni, è opportuno non usare tutta la forza di cui si dispone.
Bisogna però tenerla a disposizione, se non si vuole che altri se la prendano: alla propria forza non si rinuncia senza soccombere ad altre forze. Si tratterà dunque di dosarla senza perderla”. Così fa riflettere i lettori sulla violenza del potere e sui modi per contrastarla, invitandoli a vedersi come persone che posseggono una grande capacità di agire e resistere e dunque dovrebbero capire quando e come farne un buon uso.
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