Ernesto Laclau, La ragione populista
Laterza, 266 pagine, 20 euro
Per molti è una malattia della politica, un fenomeno che si verifica quando i partiti non fanno il loro dovere. Per Ernesto Laclau, filosofo politico argentino, il populismo è qualcosa di diverso e meno distorto, è il processo con cui si decide cosa è il popolo e cosa vuole. A suo modo di vedere, in ogni momento, nella società diversi gruppi esprimono differenti domande (per esempio, i piccoli imprenditori vogliono meno tasse, i precari chiedono lavoro, i giovani si sentono emarginati).
Il populismo è l’operazione che unisce queste differenti domande in un discorso capace di presentarle come equivalenti tra loro e differenti dal resto, che stabilisce un confine tra il popolo che le esprime e il potere che non sa ascoltarle, che attribuisce al popolo un’identità molto più forte della somma delle domande iniziali.
La creazione di questo discorso non è dunque un’eccezionale manifestazione di rabbia, ma l’operazione basilare della politica, un momento costitutivo con il quale un certo gruppo si propone come rappresentante degli interessi di tutti. Oggi il parlamento italiano è occupato per più della metà da forze definibili in qualche modo come populiste. Appare dunque chiaro che chi vuole governare non deve tanto evitare di riferirsi al suo popolo per mettere insieme diverse domande, ma piuttosto farlo bene, scegliendo chiaramente chi includere, chi escludere e perché.
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