Robert S. C. Gordon, Scolpitelo nei cuori
Bollati Boringhieri, 345 pagine, 27 euro
All’inizio ci furono solo pochi testimoni, poi, dopo un decennio di silenzio, dagli anni sessanta è diventato un argomento importante per storici, politici, giornalisti, dilagando nella cultura di massa e attirando, alla fine del novecento, un larghissimo interesse pubblico, concretizzatosi infine nell’istituzione di un giorno della memoria celebrato e condiviso da tutte le forze politiche.
Questa la parabola dell’olocausto ebraico in Italia ricostruita da Robert Gordon nei diversi campi della storia istituzionale, del dibattito pubblico e della cultura di massa. Secondo la linea tracciata da Primo Levi, di cui Gordon è profondo conoscitore, si rivelano le contraddizioni di concetti (come “zona grigia”, “condivisione”, “eccezionalità”) che siamo abituati a dare per scontati e su cui invece vale la pena continuare a riflettere per capire la responsabilità degli italiani nelle tragedie del novecento e come farci i conti senza viltà.
Basta leggere il capitolo sulla stratificazione di villa Torlonia: nel 1918 vi furono trovate antiche catacombe ebraiche, in seguito diventò prima la residenza di Mussolini, poi la sede del comando militare alleato e infine, dopo una lunga fase di decadenza e un restauro, dal 2005 luogo deputato alla costruzione, non ancora avviata, di un museo della Shoah. Più ancora che di olocausto, questo libro parla di Italia.
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