Marcello De Cecco, Ma cos’è questa crisi
Donzelli, 288 pagine, 25 euro
Capita raramente che un economista abituato a commentare l’attualità, a spiegare in quale direzione stiamo andando, ad azzardare previsioni, abbia voglia di raccogliere i suoi articoli e ripubblicarli. L’economia è una scienza impura, compromessa e, soprattutto in tempi difficili e turbolenti, è facilissimo che a una certa distanza dagli eventi le spiegazioni si rivelino poco pertinenti e le previsioni sbagliate. Ci sono però alcune eccezioni, in genere lontane, come Paul Krugman.
Marcello De Cecco ne rappresenta una più vicina. Nel 2007, mentre in molti sostenevano che la burrasca economica sarebbe finita presto, lui, sulla base dei suoi studi, cominciò a ragionare sulle somiglianze tra quella congiuntura e quella della fine dell’ottocento, quando, in un’altra fase di forte finanziarizzazione, alcuni paesi emergenti (allora Stati Uniti, Giappone e Germania) avevano provato a sfidare le potenze egemoni (allora Inghilterra e Francia). Anche sulla base di quel paragone previde che la crisi poteva arrivare rapida e distruttiva.
Nel commentare i fatti dell’economia, De Cecco riflette su come interagiscono stati e mercati volgendosi all’indietro, ai precedenti della storia vicina e lontana, e giudicando (e proponendo) le politiche da seguire. Con sorniona tranquillità, senza cedere alle mode improvvise, sicuro del proprio metodo di lettura e capace di spiegarlo.
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