Roberta Zunini, Resistanbul
Imprimatur, 160 pagine, 13,50 euro
In Turchia il 10 agosto scorso Recep Tayyip Erdoğan ha vinto le prime elezioni dirette per la presidenza della repubblica ottenendo il 52 per cento dei voti. Tra i delusi di questo prevedibile risultato ci sono coloro che poco più di un anno fa hanno protestato in piazza Taksim a Istanbul: prima, contro la costruzione di un centro commerciale che avrebbe cancellato il giardino di Gezi park sostituendolo con un centro commerciale; poi, in un crescendo che ha coinvolto l’intera Turchia, per esprimere il proprio dissenso contro il governo dell’allora premier che da subito ha represso la protesta nel sangue.
Leggendo questo reportage su quei giorni si capiscono bene i diversi ma convergenti motivi che portarono le persone a scendere in piazza: la speculazione edilizia, gli attacchi alla laicità dello stato consistenti nelle leggi sul divieto del consumo di alcolici e delle effusioni in pubblico, le politiche contro le donne e l’appoggio in Siria ai movimenti contro Assad. Più in generale si riflette sul modo in cui la società turca, ancora eterogenea, vivace, culturalmente ricca e aperta, rischi di perdere queste sue caratteristiche, con un governo sempre più ristretto, forte e aggressivo che costringe i cittadini esclusi a scegliere non più tanto tra le diverse politiche da adottare, ma, più brutalmente, tra appoggiare il nuovo signore o provare a opporsi rischiando la pelle.
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