Francesco Orlando, Gli oggetti desueti nelle immagini della letteratura
Einaudi, 548 pagine, 36 euro

Quanto è difficile spiegare a un bambino cosa sono i rullini di pellicola fotografica, gli umettatori per francobolli, l’Enciclopedia Britannica? Ci rendiamo conto che i tempi stanno davvero cambiando quando oggetti che solo poco tempo fa consideravamo utili e quotidiani cominciano ad apparire inservibili e desueti. Francesco Orlando è stato un teorico dei rapporti tra psicoanalisi e letteratura, convinto che i racconti fossero il luogo in cui l’umanità finisce per collocare ciò che ha represso. Nel 1993 scrisse questo suo grande libro sugli elenchi di cose rese inutili dal tempo che si trovano nei romanzi e nelle poesie (i biglietti di Baudelaire, i soprammobili di Gozzano, le antiche navi di Poe).

Dopo aver raccolto questi elenchi in un vasto campionario di libri, li classificava secondo diversi criteri (se la loro natura non più funzionale era sentita da un individuo o da tutti, se delle cose desuete si sottolineava l’aspetto di risorsa o di minaccia, e così via) e li usava per comprendere i diversi modi in cui si guarda al rapporto tra gli uomini, ciò che fanno e il tempo che passa. Riproporre oggi questo libro, che intanto è stato tradotto e apprezzato in Francia e nel mondo anglosassone, significa rimettere in circolazione uno strumento per capire come ci si rapporta con i cambiamenti che ci fanno sentire all’improvviso meno attuali di ciò che pensavamo.

Questo articolo è stato pubblicato il 10 aprile 2015 a pagina 90 di Internazionale, con il titolo “Fuori uso”. Compra questo numero | Abbonati

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