Daniele Giglioli, Stato di minorità
Laterza, 103 pagine, 14 euro

Nel racconto Saggio sulla lucidità, José Saramago immagina una città in cui a un certo punto gli abitanti smettono di votare. Il governo, preoccupato, cerca di capire se in realtà si sta preparando una ribellione e, nonostante non trovi praticamente nulla, scatena la sua repressione.

Da questa storia misteriosa parte Daniele Giglioli per descrivere, nel suo nuovo pamphlet, la diffusa sensazione di non riuscire a intervenire sulla realtà che caratterizza il tempo presente. A provocarla, secondo lui, sono quattro dispositivi che si sono affermati negli ultimi tempi, ingranaggi retorici che spingono a pensare e a guardare la realtà in un certo modo e solo in quello.

Si tratta della nozione di terrorismo, che ci fa pensare ontologicamente diversi da chi compie attentati; di quella di trauma, che ci impedisce di considerare normale un rovescio di fortuna; dell’idea di vittima, che ci legittima solo come oggetti e non come soggetti di azione; e infine della “miseria simbolica”, cioè la rinuncia al compito di riordinare il mondo rivendicata da molti intellettuali. La chiave per uscire da questo “stato di minorità” che genera malinconia e frustrazione, secondo Giglioli, è rieducarsi al conflitto, ricercare cosa ci manca nel profondo, decidere da che parte stare, riorganizzare i modi e gli strumenti di una lotta a cui non si può rinunciare, nemmeno se si rifiuta la violenza.

Questo articolo è stato pubblicato il 19 giugno 2015 a pagina 76 di Internazionale, con il titolo “Ridiventare maggiorenni”. Compra questo numero | Abbonati

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