Noam Chomsky, La scienza del linguaggio
Il Saggiatore, 435 pagine, 32 euro
Noam Chomsky non è solo un polemista anarchico che da cinquant’anni è il più severo e citato avversario dell’imperialismo statunitense e della sua propaganda. È anche, e soprattutto, la persona che ha cambiato radicalmente il modo in cui si pensa e si studia la natura, la funzione e l’origine del linguaggio.
Nel libro, molto utile per approfondire questo aspetto della sua attività, il filosofo James McGilvray rivolge delle domande alle quali Chomsky risponde esponendo in modo semplice e chiaro gli aspetti fondamentali della sua teoria: l’idea che il linguaggio è una caratteristica umana e in gran parte innata, il fatto che è un oggetto naturale, che in primo luogo ha la funzione di consentirci complesse operazioni mentali, e che solo in seguito, trasmettendosi da un individuo ai suoi discendenti, è stato usato anche per comunicare.
Parte del libro è dedicata alla spiegazione delle regole che Chomsky si è dato per fondare un complesso paradigma scientifico con cui verificare le sue ipotesi e adattare i quadri teorici. Passo dopo passo, domanda dopo domanda, emerge un pensatore coerente e implacabile, con una visione della natura umana che trova infine, tra le sue conseguenze, anche la critica alla guerra e all’ingiustizia dell’assetto internazionale.
Questa rubrica è stata pubblicata il 18 marzo 2016 a pagina 90 di Internazionale, con il titolo “Il linguaggio prima di tutto”. Compra questo numero | Abbonati
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