Anna Wiener
La valle oscura
Adelphi, 309 pagine, 19 euro
Nel 2013 una venticinquenne newyorkese, fresca di studi letterari, comincia a lavorare in una startup che vuole diventare la Netflix dei libri. Finita l’esperienza si trasferisce a San Francisco dove entra in una società che analizza dati, poi in un’altra azienda, scalando posizioni nell’industria tecnologica e osservando dall’interno i modi di comportarsi, di lavorare, di sognare e soprattutto di esprimersi, della comunità che abita la Silicon Valley. Senza convertirsi, senza rinunciare alla propria visione del mondo disincantata e lucida, Anna Wiener racconta in questo memoir asciutto e ricco il mondo dei cinque colossi del digitale e dei tanti satelliti che gli girano intorno.
Più che un pamphlet di denuncia è una testimonianza importante sui cambiamenti di paradigma, su quello che lasciano indietro e sulla visione che impongono. Il titolo originale, Uncanny valley, si riferisce alla Valle del perturbante, prendendo a prestito un’espressione tecnica che definisce l’intervallo in cui la somiglianza di un simulacro con un umano non è abbastanza alta da ingannare né abbastanza bassa da rassicurare: un intervallo in cui appunto monta l’inquietudine. Il racconto ricorda quelle storie in cui qualcuno entra sotto copertura in una setta di invasati che vogliono diventare padroni del mondo, con la differenza che in questo caso, mentre l’inviato li studia, i membri della setta ci riescono davvero.
Questo articolo è uscito sul numero 1389 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati
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