Naomi Oreskes
Perché fidarsi della scienza?
Bollati Boringhieri, 208 pagine, 20 euro
Forse perché le sfide come la pandemia o il cambiamento climatico sono particolarmente complesse, o perché le informazioni circolano a un ritmo inedito, oggi la possibilità di una conoscenza scientifica, cioè affidabile e condivisibile, dei fenomeni, sembra particolarmente importante. Eppure mai come oggi la scienza è sottoposta a critiche e revisioni, non solo da parte di fondamentalisti e teorici del complotto, ma anche, benché in modo diverso, dallo stesso mondo accademico.
Questo libro, scritto da una storica della scienza di Harvard, spiega perché siamo a questo punto e perché della scienza è bene continuare a fidarsi. Nella prima parte fa una sintesi di teoria della scienza, dall’epoca del positivismo a oggi, concludendo che a distinguere la conoscenza scientifica dalle altre è la mancanza di conflitto d’interessi. Nella seconda prende in esame alcuni casi di affermazioni scientifiche che poi si sono verificate errate: la teoria per cui lo studio riduce la fertilità nelle donne, le critiche alla teoria della deriva dei continenti, l’eugenetica, il rapporto tra metodi contraccettivi e depressione e l’idea che l’uso del filo interdentale non serve a niente. Questo per spiegare che per produrre conoscenze affidabili è necessario un consenso largo, un metodo condiviso, delle evidenze probanti, valori comuni e, infine, una buona dose di umiltà.
Questo articolo è uscito sul numero 1395 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it