Claudio Greppi
Tracce di Humboldt. Osservare, descrivere, misurare
Asterios, 254 pagine, 29 euro

La conoscenza del pianeta che abitiamo è progredita in modo grandioso nel corso dei secoli che vanno dal tempo delle “grandi scoperte”, tra quattro e cinquecento, fino all’“età degli imperi” di fine ottocento. All’ampliamento di questa conoscenza hanno contribuito non solo grandi teorie, ma anche saperi pratici, incidenti ed esperienze. A tutto ciò è dedicato questo libro che, attraverso gli scritti e la figura di Alexander von Humboldt, illumina il lato concreto ed empirico della storia del pensiero geografico.

Furono soprattutto cartografi e piloti a permettere di superare le approssimazioni che caratterizzavano la cosmografia del rinascimento (che, per esempio, sottostimava la misura della Terra). Alla riflessione sul modo in cui organismi vegetali e animali appaiono distribuiti nello spazio contribuirono gli artisti-viaggiatori che dalla fine del settecento cominciarono a dipingere paesaggi divenuti una parte importante delle relazioni di viaggio. A questi due aspetti della pratica geografica che lo aveva preceduto dedicò la sua attenzione Humboldt, di cui viene seguita qui l’intensa attività editoriale e in particolare l’invenzione di quelle bellissime tavole comparate capaci di rappresentare le relazioni tra gli elementi del paesaggio (rocce, fasce climatiche, piante) consentendo ai lettori di godere della bellezza della natura e di capirne il senso.

Questo articolo è uscito sul numero 1415 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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