**Elizabeth Strout, *Resta con me
Fazi, 372 pagine, 18,50 euro
Dopo Olive Kitteridge, premiato ritratto di una comunità del Maine, quattro anni fa Elizabeth Strout, a cinquant’anni, ha pubblicato Resta con me. Un romanzo non meno intrigante e convincente, anche se è di fatto l’attualizzazione di temi classici della letteratura puritana della costa est, memore di Hawthorne (la presenza del male nell’uomo e nel mondo) e di Louise Alcott (la forza dell’amore, dei legami familiari, della comunità).
Siamo negli anni cinquanta, e Tyler Caskey, il pastore congregazionalista della piccola città di West Annett, abbattuto dalla morte per cancro della giovane moglie, dalla presenza di una madre molto rigida, da due bambine di cui la maggiore non riesce a elaborare il lutto, trova conforto nella lettura di Bonhoeffer, di Kierkegaard, di William James, e nell’amicizia con una cameriera che ha anche lei, da cuore semplice, alti problemi morali. Su questo casto rapporto spettegola una comunità di anime solitarie variamente aride e frustrate, fino al momento di crisi, che però, nell’ammissione della difficoltà di esistere e della propria debolezza, vedrà ancora uniti il pastore e la sua comunità.
Strout ama Graham Greene e deve aver visto i film di Bergman e Kieslowski. Ne divulga con abilità le tematiche morali e religiose, nel rispetto della tradizione protestante da cui proviene, con rispettabile, lodevole sincerità e pudore.
Internazionale, numero 855, 16 luglio 2010
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it