Stefano Moretti, Scappare fortissimo
Einaudi, 441 pagine, 24,00 euro
Si potrebbe fare una storia d’Italia attraverso il romanzo omosessuale: Gli occhiali d’oro, Ragazzo di Trastevere, Ragazzi di vita, i racconti di Testori, Fratelli d’Italia, Seminario per la gioventù, Altri libertini, Troppi paradisi, e ora questo di Moretti, che esordì come poeta molti anni fa da Einaudi, “sponsorizzato” da Elsa Morante con le poesie di Gattaccio randagio insieme a Patrizia Cavalli, che ha appena dato alle stampe il bel poemetto civile La patria (Nottetempo).
Modello lontano è anche qui il Satyricon – da Petronio a Fellini – e il vitalismo rivendicativo e combattivo si stempera nell’affermazione di una diversità ormai accolta ma che non risolve le ansie, nel passaggio continuo dalle relazioni professionali (il narratore e protagonista lavora per il mercato internazionale degli aerei) a quelle private, gli incontri con i ragazzi dalla “base” torinese alle grandi città del pianeta.
Incombe una vecchiaia che è anche del paese e del mondo, e in questo il romanzo trova la sua cifra, nel confronto tra la logica grigia del capitale e la tenerezza degli incontri e tra i riti di morte e i giochi di vita. Lungo, ma lungamente elaborato e d’ottima penna, reiterato e a tratti anche stancante benché interrotto da sms, Scappando fortissimo è un ottimo esordio. Descrive una nevrosi che appartiene a tutti e che non si aspetta riscatti, ma che non vuol cedere e arrendersi.
Internazionale, numero 885, 18 febbraio 2011
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