Yuri Herrera, La ballata del re di denari

La nuova frontiera, 122 pagine, 15,00 euro

Scritti da Herrera nel 2003, a poco più di trent’anni, questi accadimenti riguardano un regno particolare, quello di un Re del narcotraffico che dalla sua piccola Versailles sulla frontiera messicana con gli Stati Uniti comanda un esercito di scherani e presiede al mondo della droga.

La sua è una vera e propria corte in cui si fa strada il miserabile giovane di nome Lupo, abile nello scrivere e cantare corridos (le gesta eroico-brigantesche della tradizione musicale popolare) ed esaltato dall’impresa di esaltare il Re, il grande Capo circondato da figure-maschere: l’Erede, il Gerente, il Giornalista, il Dottore, il Gioielliere, la Bimba, la Strega, la Qualunque.

La sua maschera sarà dunque l’Artista, un ruolo antico quanto il potere, e troppo spesso supino al potere. Con stile fermo e secco, memore dell’immenso Rulfo e di altri scrittori più attenti all’allegoria politico-sociale ma consci del peso da dare alle parole come Ibarguengoitia, Herrera descrive un mondo che non è solo quello del narcotraffico, un modello che viene da lontano e che ha qualche somiglianza perfino con un certo caciccato politico, anche italiano. Un mondo dove sinonimo del potere è la morte: il Re cadrà e ne verrà un altro, la macabra farsa della storia non si ferma mai. Ottima la delicata e precisa traduzione.

Internazionale, numero 914, 9 settembre 2011

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