Nino De Vita, Òmini

Mesogea, 304 pagine, 18 euro

Mi pare di buon auspicio cominciare l’anno segnalando il libro di un poeta narratore, racconti in versi scritti per di più nel dialetto di Cutusìo (Marsala). La traduzione a fronte è dell’autore (tra i maggiori esponenti italiani della poesia dialettale contemporanea e della poesia tout court) e permette di goderne anche a chi non osa addentrarsi nella musicale alterità dell’originale.

Nelle precedenti raccolte (Cutusìu, Cùntura, Nnòmura) De Vita parlava di luoghi e paesaggi, di condizioni e vicende sia umane sia animali pur sempre inerenti l’ambiente in cui vive, un contesto tra i più belli e ricchi di storia del nostro paese. Qui parla di “òmini”, e in particolare racconta di incontri con scrittori e artisti siciliani di cui è stato amico (Sciascia soprattutto – nella bellissima Sunnu palori comu linzittati, Parole lancinanti, con le sue reazioni a un incontro con il politico Lima in odore di mafia –, Consolo e Sellerio, Bufalino e Scianna, Buttitta e Fiore), ma anche con persone comuni, prepotenti o umili, adulti o bambini colti in piccoli aneddoti, ritratti di caratteri e di situazioni, momenti di verità spesso malinconici. “Successe raccussì” (Fu così che accadde). Semplicità e grandezza possono ancora andare insieme, poesia e racconto trovare ancora un perfetto equilibrio, così come semplicità, profondità e bellezza.

Internazionale, numero 932, 20 gennaio 2012

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