Thomas Bernhard, Goethe muore
Adelphi, 112 pagine, 11 euro
Di Thomas Bernhard non ci si stanca mai, del suo malumore e della sua durezza sofferta e cattiva. Ecco quattro testi ripescati da giornali, antologie, programmi di sala, i centrali con il tema ossessivo delle sofferenze subite per mano e mente dei genitori, una dichiarazione di odio per come padre e madre si sono comportati nei suoi confronti, ma anche contro tutti i genitori.
“I genitori fanno i figli e poi ce la mettono tutta per annientarli”, è una verità che non è forse mai stata vera quanto oggi. Agghiacciante è Incontro, lettera a un amico che non si è ribellato, come lui dice di aver fatto a 16 anni, ai loro ricatti e alle loro imposizioni: “Io non ho mai sofferto per essermi lasciato alle spalle i genitori, non ho mai avuto motivo di sentirmi in colpa verso di loro come tu ti senti in colpa verso i tuoi genitori”, ma questo non è evidente, nel sottile rovesciamento finale.
Montaigne racconta come Bernhard ha potuto salvarsi, grazie alla lettura dei filosofi, di nascosto da padre e madre. Ma il racconto più bello e furioso è quello del titolo, con Goethe attorniato da ipocriti che vuole invitare Wittgenstein (“un pensatore austriaco!”) presso di sé, ma quello muore poco prima di lui (120 anni dopo!). Non si può che dolorosamente apprezzare la feroce lucidità sui riti e miti del mondo di uno dei pochi veri eredi di Kafka.
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