Richard Ford, Canada
Feltrinelli, 424 pagine, 19 euro
La letteratura statunitense più interessante è quella dell’interno e delle periferie, non quella della provincialissima New York. Ford ne è uno dei rappresentanti più validi, con racconti e romanzi di un pacato realismo, rivelatore di dilemmi comuni anche quando sembrano eccezionali.
In questo ampio romanzo diviso in un prima (eccessivamente prolisso e piuttosto noioso) e in un dopo segnati dal confine tra Montana e Saskatchewan, ci troviamo tra gli anni cinquanta e sessanta. Protagonista è Dell, 15 anni, che ha una sorella gemella più ardita di lui. Il padre è un reduce ancora al servizio dell’esercito, la madre ha soffocato piccole ambizioni intellettuali sposandolo, persone qualsiasi e poco assortite, che per rimediare a piccoli traffici andati male rapinano una banca e sono subito scoperti. La sorella segue un innamorato, Dell è preso in carico da una conoscente che lo porta in un paesino non lontano e non meno squallido, ma canadese.
L’apprendistato alla vita lo vedrà assistere a un doppio omicidio compiuto da un protettore anarcoide. La morale è triste: l’importante è sopravvivere, dice Ford, in una sorta di resistenza passiva nei confronti della vita, ma cercando di ragionare, continuando a cercare il buono, spesso nascosto, che può darci.
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