John Hersey, Una campana per Adano

Castelvecchi, 256 pagine, 18,50 euro

Ecco un ripescaggio intelligente. John Hersey fu un grande giornalista (suo è il più commosso e ardito reportage da Hiroshima dopo la bomba, un testo ormai classico) e scrisse romanzi svelti, pieni di azioni e di dialoghi, il più famoso dei quali, con questo, fu Il muro di Varsavia, immaginaria cronaca della vita nel ghetto e della gloriosa rivolta sotto il nazismo.

Hersey seguì la guerra dal fronte italiano e da quello asiatico, e scrisse a tamburo battente, nel 1944 questo romanzo, che vinse di corsa il Pulitzer. Adano sta per Licata: il maggiore siculo-americano Victor Joppolo, che è il protagonista, sta in parte per un reale e benemerito Frank Toscani, e l’odioso, isterico e crudele generale Marvin per l’odioso Patton.

Ma quel che più conta in questo divertente sguardo sulla vita di una comunità italiana di quegli anni è il coro di figurine e macchiette italiche che non diventano personaggi e che restano più goldoniane che monicelliane, da proto-commedia all’italiana.

Non c’è l’amarezza e il sarcasmo di un Brancati (

Il vecchio con gli stivali e il film Anni difficili), ma Hersey è comprensivo, benevolo e fin affettuoso verso l’Italia che esce frastornata dal fascismo e perde/vince la guerra. L’insistenza popolare sulla campana comunale, che il regime ha fuso per farne armi, non sarebbe dispiaciuta al movimento fondato poco dopo da Olivetti.

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