Federico De Roberto, La paura e altri racconti della grande guerra

e/o, 139 pagine, 14 euro

Chi non lo conosce, dovrebbe leggere, a cent’anni dalla grande guerra, il racconto più terribile e perfetto da essa ispirato, La paura, ora insieme ad altri di De Roberto sullo stesso tema (come Il rifugio, sulla fucilazione di un disertore, L’ultimo voto, sull’ipocrisia dei borghesi) in una raccolta curata da Antonio Di Grado. E dovrebbe leggere anche il grande romanzo incompiuto L’imperio (Bur), sullo schifo della vita politica postrisorgimentale, tremendamente simile all’attuale. Ma è La paura – con I Viceré – il capolavoro di De Roberto – secca e angosciante e quasi teatrale sintesi dell’orrore della guerra di trincea, in unità di tempo, di luogo, d’azione.

In una trentina di pagine, ci sembra oggi la sintesi esemplare degli anni di quella guerra, quando i potenti europei sacrificarono in modo infame dieci milioni di giovani vite senz’altro risultato che la nascita delle dittature del successivo ventennio e una seconda e più vasta carneficina, ora davvero mondiale. Dovrebbe essere oggi obbligatorio leggere questo racconto, con i libri di Lussu e Remarque e con le poesie di Wilfred Owen (morto al fronte a 24 anni, pubblicate da Einaudi), in tutte le scuole del continente. Ogni italiano adulto dovrebbe aver letto la sintesi essenziale e corale (anche regionale, dialettale) che dà

La paura di quell’assurdo massacro di classe.

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