Mathias Énard
Bussola
Edizioni e/o, 418 pagine,19 euro
Esistono ancora i grandi romanzieri, capaci d’imprese conoscitive e narrative vaste e necessarie. Uno di questi è il vietnamita ora negli Stati Uniti Viet Thanh Nguyen, e ci si tornerà. Un altro è Énard, un francese ora in Spagna, ingordo esploratore di storie e autore con Bussola (premio Goncourt 2015) di un impressionante excursus “orientalista” (sulla scia di Edward Said) che inventa e racconta, ammaestra e diverte.
Tra est e ovest, tra qui e là, attraverso luoghi e sistemi e nutrendosi di storia e di cultura, di storie. Il filo? Un viennese che sa di musica, malato grave, ripensa ai suoi viaggi e all’amore con una giovane orientalista francese. E non è casuale il dolce, evocato commento di un lied di Schubert. Nomi e cose noti o ignoti, incontri su incontri, storie belle accanto a storie brutte.
Énard ha cominciato con romanzi brevi e concentrici (La perfezione del tiro, Edizioni e/o) ma questa “opera aperta” resta un’impresa a suo modo unica, che affascina per la sua vicenda e ancor più per la conoscenza della storia e della cultura di più paesi, per il confronto che propone tra un noi e un loro oggi più vicini, in modi non facili, anche grazie ai nostri viaggi (di diporto o di scienza) e ai loro, d’altra pena e fatica. E grazie alle nostre letture. E la conoscenza e fantasia, anche in eccesso, non stancano mai.
Questo articolo è uscito sul numero 1405 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati
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