Il linguaggio del dibattito sull’immigrazione in Germania si è fatto duro ed estremo.La cancelliera tedesca Angela Merkel ha attaccato il movimento xenofobo Pegida nel suo discorso di fine anno, affermando che i suoi leader hanno “pregiudizio, freddezza e perfino odio nei loro cuori”.
Le proteste “contro l’islamizzazione” avvenute il 5 gennaio in tutta la Germania si sono rivelate un flop. A Dresda, dove lo scorso ottobre sono cominciate le proteste settimanali dei “Patrioti europei contro l’islamizzazione dell’occidente” (Pegida), si sono presentate 18mila persone, ma la cifra ha un valore molto relativo visto che in città risiedono pochi musulmani e per la verità pochi immigrati in generale.
Nei paesi occidentali sentimenti xenofobi sono più forti dove gli immigrati sono pochi o assenti. Nelle grandi città della Germania come Amburgo, Berlino, Colonia e Stoccarda, in cui risiedono molti immigrati, quelli che manifestavano contro Pegida sono stati dieci volte più numerosi degli xenofobi. Ma il dibattito non è chiuso.
La Germania accoglie più immigrati di quanto abbia mai fatto in passato: circa seicentomila all’anno. Attualmente, su una popolazione di 82 milioni di persone, i cittadini nati all’estero sono 7,5 milioni. Se la tendenza attuale dovesse continuare, tra dieci anni il numero di cittadini stranieri sarà quasi raddoppiato. La Germania sarebbe allora ben al di sopra del livello degli Stati Uniti, e più vicina a quello di Canada e Nuova Zelanda.
Non c’è niente di intrinsecamente sbagliato in ciò. La maggioranza dei canadesi non si sente “invasa”, e lo stesso vale per la maggioranza dei neozelandesi. Ma la proporzione di cittadini stranieri in questi paesi è cresciuta gradualmente nel corso di vari decenni, mentre i tedeschi dovrannno abituarsi a tale fenomeno in dieci anni. E c’è un altro elemento: molti dei nuovi arrivati sono rifugiati musulmani.
Due terzi dei seicentomila immigrati nel 2014 provenivano da altri paesi dell’Unione europea dove le opportunità di lavoro sono più scarse e il tenore di vita è più basso. Secondo le norme dell’Unione europea queste persone hanno diritto di immigrare, e non c’è niente che la Germania possa fare per opporsi. Tra l’altro, pochi degli immigrati provenienti dai paesi europei sono musulmani.
Gli altri duecentomila, tuttavia, sono quasi tutti profughi che chiedono asilo in Germania. Il loro numero è quasi raddoppiato nell’ultimo anno, e sicuramente aumenterà ulteriormente quest’anno. E i richiedenti asilo sono in stragrande maggioranza musulmani.
Non siamo di fronte a un complotto musulmano per colonizzare l’Europea. Il fatto è semplicemente che un’ampia maggioranza dei profughi nel mondo sono musulmani. Almeno tre quarti dei principali conflitti nel mondo sono guerre civili in paesi musulmani come Siria (di gran lunga la principale fonte di nuovi rifugiati), Iraq, Yemen, Somalia, Afghanistan e Libia.
Molti di questi rifugiati finiscono in altri paesi a maggioranza musulmana (come il Libano, dove i profughi siriani rappresentano ormai tra un quarto e un terzo della popolazione totale). Ma l’Europa è relativamente vicina ed è un posto molto migliore in cui vivere se riesci ad arrivarci: ogni richiedente asilo che viene accolto dalla Germania riceve gratuitamente vitto, alloggio, assistenza medica e vestiti. Gli adulti percepiscono anche 160 dollari al mese. Inoltre, se riescono ad arrivare in Europa, la guerra non può seguirli.
Ogni paese ha l’obbligo di accogliere e proteggere i profughi che richiedono legittimamente asilo, ma in pratica molti stati sfuggono alle loro responsabilità. Lo scorso anno il Regno Unito, la cui popolazione è di 65 milioni, ha accettato meno della metà dei profughi accolti dalla Svezia, che ha 10 milioni di abitanti. E anche i paesi meglio intenzionati, come la Germania, mostrano segni di stanchezza.
È facile farsi beffe dei timori dei “Patrioti europei contro l’islamizzazione dell’occidente” tedeschi: la Germania ha oggi circa 4,5 milioni di musulmani, appena il 5 per cento della popolazione. Ma il tasso di natalità tra gli immigrati provenienti dai paesi mediorientali è molto più alto di quello della popolazione locale, il che significa che in Germania, negli ultimi anni, circa il 9 per cento dei bambini sono nati da genitori musulmani.
Se l’attuale ondata di richiedenti asilo dovesse continuare (e non ci sono particolari ragioni di credere che la guerra civile in Siria, per esempio, debba finire presto), la Germania aggiungerà altri due milioni di musulmani alla sua popolazione nel prossimo decennio. E anche loro avranno un tasso di natalità più alto dei tedeschi.
Non è solo un incubo dell’estrema destra: con la sua attuale politica di asilo, la Germania potrebbe essere al 10 per cento musulmana tra dieci anni. Si potrebbe ragionevolmente obiettare che non è affatto un incubo: che c’è di male nell’avere un 10 per cento di cittadini musulmani? Ma è difficile immaginare che un paese musulmano accoglierebbe senza problemi l’arrivo, relativamente improvviso, di una minoranza di cristiani pari al 10 per cento della popolazione. Le persone sono persone e la loro tolleranza ha dei limiti.
In Svezia, il paese più eroicamente ospitale d’Europa, dove il numero di domande d’asilo previste quest’anno è di più di centomila, l’ex primo ministro Fredrik Reinfeldt ha dichiarato appena prima delle elezioni dello scorso settembre: “Imploro il popolo svedese di avere pazienza e di aprire il suo cuore, di fronte a persone in grande difficoltà le cui vite sono minacciate. Mostrate loro la vostra apertura, la vostra tolleranza”.
Ancora una volta gli svedesi lo hanno fatto. I principali partiti, che condividono tutti questa visione della Svezia, hanno formato un governo di coalizione che si è impegnato a non sbattere la porta in faccia ai richiedenti asilo. Ma il partito xenofobo dei Democratici Svedesi ha più che raddoppiato i propri voti, divenendo il terzo partito del paese. Anche in Svezia, il tempo della tolleranza sta per finire.
(Traduzione di Federico Ferrone)
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