Sarà un ottimo anno per l’esplorazione spaziale. L’organizzazione per la ricerca spaziale indiana ha in programma di lanciare sulla Luna la sonda Chandrayaan-2, un orbiter, lander e rover senza equipaggio (in grado di orbitare, atterrare e muoversi sul satellite). A luglio, la giapponese Hayabusa 2 raggiungerà la sua destinazione, l’asteroide 162173 Ryugu, nel tentativo di riportare sulla Terra alcuni campioni.
E a giugno la Cina comincerà la missione verso il “lato oscuro” della Luna. Per prima cosa, un satellite per le comunicazioni con la Terra verrà posizionato a 60mila chilometri oltre la Luna. Questo satellite di collegamento da 425 chili guiderà il secondo elemento della missione, un veicolo in grado di atterrare e muoversi, sulla faccia nascosta della Luna, dove nessuno è mai arrivato prima.
Uno dei vantaggi di trovarsi su questo lato è che la Luna scherma i segnali radio provenienti dalla Terra e quindi si captano meglio le onde radio provenienti dal resto dell’universo. Ma Chang’e 4, la missione cinese, porterà anche dei semi e degli insetti, che serviranno a capire se piante e animali possono crescere sulla superficie lunare.
“Il container spedirà patate, semi di Arabidopsis e uova di bachi da seta”, ha spiegato Zhang Yuanxum, progettista del container. “Le uova si schiuderanno e diventeranno bachi da seta, in grado di produrre anidride carbonica, mentre le patate e i semi emetteranno ossigeno attraverso la fotosintesi. Insieme, potrebbero creare un ecosistema elementare sulla Luna”. Un sistema semplice, ma anche un primo passo verso una presenza umana più stabile sulla Luna.
I progetti delle vecchie potenze
Anche le vecchie potenze spaziali stanno facendo qualcosa di completamente nuovo. La Russia sta testando un motore nucleare che potrebbe ridurre i tempi di percorrenza verso Marte – da diciotto mesi ad appena sei settimane.
A ottobre l’Agenzia spaziale europea avvierà una missione su Mercurio. A maggio la Nasa lancerà la missione InSight, mentre la sonda Osiris-Rex raggiungerà l’asteroide Bennu ad agosto e comincerà a raccogliere campioni in vista del suo rientro sulla Terra.
Ma il principale evento dell’anno, senza alcun dubbio, è il lancio da Cape Canaveral, negli Stati Uniti, del veicolo Falcon heavy di Elon Musk (la finestra di lancio si apre il 15 gennaio). “Sarà elettrizzante”, ha dichiarato Musk lo scorso luglio. “Esiste una concreta possibilità che non arrivi in orbita… Spero che arrivi abbastanza lontano dalla rampa di lancio da non danneggiarla. Se succedesse anche solo questo, la considererei una vittoria. La paura di non farcela è alta”.
Musk sta cercando di ridurre le aspettative, ma il suo è anche realismo. Falcon heavy lancerà nell’orbita terrestre un carico due volte e mezzo più grande di quelli lanciati durante le altre spedizioni: più di 50 tonnellate. Inoltre, il razzo principale e i due ausiliari (booster) sono concepiti per tornare sulla Terra e atterrare, per essere riutilizzati, una cosa che trasformerebbe l’economia dei lanci spaziali. Ammesso che la cosa funzioni.
È quasi sicuro che prima o poi si troverà il modo per farlo, ma siamo effettivamente di fronte a un nuovo tipo di progetto, non all’aggiornamento di uno precedente, e ci sono molti elementi in un veicolo grande come Falcon heavy che non possono essere testati a terra. L’aerodinamica è diversa, i carichi sono diversi e nessuno ha mai lanciato in orbita un veicolo dotato di 27 razzi. In questo caso vale il vecchio adagio: tutto può accadere ed è probabile che accadrà.
Ma Elon Musk è anche uno dei più grandi showman e promotori di se stesso della nostra epoca, e rimane quindi un irriducibile ottimista. A inizio dicembre ha twittato:
Payload will be my midnight cherry Tesla Roadster playing Space Oddity. Destination is Mars orbit. Will be in deep space for a billion years or so if it doesn%E2%80%99t blow up on ascent.
— Elon Musk (@elonmusk) ?
È facile lasciarsi trasportare dall’entusiasmo, naturalmente, ma dopo Falcon heavy verrà Space launch system, il veicolo della Nasa concepito per lanciare 70 tonnellate nell’orbita terrestre, mentre la versione successiva sarà dotata di una capacità di 130 tonnellate (anche se i suoi razzi non saranno riutilizzabili). I piani futuri di Musk prevedono il Bfr (Big fucking rocket) per andare su Marte.
È questo il tipo di veicoli che servono per affrontare dei viaggi spaziali davvero ambiziosi. Quando nel 1972 ho visto in tv l’ultimo allunaggio degli Apollo, immaginavo che razzi del genere ci sarebbero stati all’inizio degli anni ottanta (si guardi 2001: odissea nello spazio di Stanley Kubrick, uscito nel 1968, per una visione assolutamente plausibile del tipo di tecnologia che avremmo potuto avere a inizio secolo).
Invece i fondi sono stati tagliati e la guerra fredda è finita. Per quarant’anni qualsiasi iniziativa spaziale è stata messa in naftalina, se si escludono le missioni interplanetarie senza equipaggio e una Stazione spaziale internazionale nell’orbita terrestre. Ma sembra che quest’anno ci siamo rimessi in carreggiata e che arriveremo effettivamente da qualche parte. Quarant’anni buttati, ma meglio tardi che mai.
(Traduzione di Federico Ferrone)
Leggi anche
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it