Esiste davvero qualcosa che potremmo definire cultura globale? Prendiamo il caso dei diritti dei gay. Il 6 settembre la corte suprema indiana ha depenalizzato l’omosessualità. Lo scorso aprile un tribunale di Trinidad e Tobago ha stabilito che le norme contro l’omosessualità risalenti all’epoca coloniale erano incostituzionali. Alla fine del 2017 anche l’Australia ha autorizzato i matrimoni tra persone dello stesso sesso. È una valanga al rallentatore.

Resta il fatto che in 35 dei 53 paesi del Commonwealth, quasi tutti in Africa o nei Caraibi, l’omosessualità è ancora un crimine. Alcuni stati, come la Nigeria e l’Uganda, hanno addirittura inasprito le leggi contro i gay. Di recente nello stato ultraconservatore di Terengganu, in Malaysia, due donne sono state condannate a essere bastonate e hanno dovuto pagare una multa di 800 dollari per aver “cercato di fare sesso” (qualunque cosa significhi) in auto.

Un articolo discusso
I cambiamenti non avvengono mai con facilità, in passato come oggi. L’articolo 377 del codice penale indiano, una norma che risale all’ottocento, in base alla quale un rapporto omosessuale era considerato “innaturale” ed era punibile con una pena fino a dieci anni di carcere, era stato abrogato dall’alta corte di New Delhi nel 2009. La comunità gay indiana, numerosa ma oppressa, aveva festeggiato e molte persone avevano fatto coming out, soprattutto nelle grandi città.

Tuttavia queste stesse persone hanno pagato un prezzo altissimo nel 2013, quando la corte suprema ha ripristinato l’articolo 377, sostenendo che solo il parlamento poteva prendere una decisione del genere. Quest’anno il tribunale è tornato su quella sentenza e l’ha ribaltata. Perché? La costituzione indiana non è cambiata nel frattempo.

Nessun giudice della corte suprema indiana sarà disposto ad ammetterlo pubblicamente, ma la vera ragione è che la definizione globalmente accettata di diritti umani si è ampliata così tanto da rendere insostenibile la sentenza del 2009. Nessun paese sviluppato, che vuole avere stretti legami con il resto del mondo, desidera essere messo in imbarazzo da leggi antiquate.

I leader religiosi e politici conservatori dei paesi in via di sviluppo spesso condannano l’abrogazione delle leggi contro l’omosessualità, definendole un’importazione indesiderata dall’occidente, in un modo o nell’altro contraria alla cultura locale. Ma non dovrebbero essere così ingenui (e spesso in effetti non lo sono): nell’ottocento furono gli imperi occidentali a introdurre le leggi contro l’omosessualità, e oggi sono gli attivisti locali – e non i gay stranieri – a lottare per la loro cancellazione.

Questo non significa che prima dell’ascesa degli imperi europei la situazione degli omosessuali del resto del mondo fosse rosea. Nella storia pochissime culture hanno accordato a questa minoranza gli stessi diritti e lo stesso rispetto garantiti al resto della popolazione. Gli attivisti stanno facendo progressi su una strada che è completamente nuova sia in occidente sia nel mondo in via di sviluppo.

Stiamo assistendo all’esitante, ma probabilmente inarrestabile, ascesa di un nuovo standard globale nei diritti umani

Quella a cui stiamo assistendo è l’esitante, ma probabilmente inarrestabile, ascesa di un nuovo standard globale nei diritti umani. È un processo in corso da almeno 250 anni e che potrebbe aver bisogno di almeno altri cent’anni per essere completato, ma la lotta per i diritti dei gay può essere inserita nella categoria delle innovazioni sociali, come la fine della schiavitù, l’ascesa del femminismo e l’abolizione della pena di morte.

Nessuno di questi cambiamenti avviene di per sé, ma è alimentato consapevolmente da persone che desiderano più giustizia e uguaglianza nel mondo. Gli attivisti sono una piccola minoranza, ma fanno progressi perché le loro idee incontrano il favore di un gruppo più ampio in ogni società, che condivide i loro ideali, se non la loro energia.

Questa potrebbe sembrare una posizione fin troppo ottimista visto che alla Casa Bianca c’è un presidente razzista, al Cremlino un cinico manipolatore e la Cina è governata da una versione appena più moderata del presidente Mao. Tutti sposano un nazionalismo deteriore e a nessuno importa la giustizia o l’uguaglianza. Eppure sono molto popolari nei loro paesi.

Tutto questo non importa. Il progresso di solito compie due passi avanti e uno indietro, e dovremmo aspettarci almeno altri dieci anni di rallentamenti sulla strada dei diritti umani, o perfino qualche passo indietro. Ma pensate davvero che persone come Donald Trump o Vladimir Putin possano far tornare indietro le lancette dell’orologio?

Questo cambiamento s’inserisce in un’onda lunga, che comprende l’ascesa della democrazia, la decolonizzazione, la lotta contro il razzismo. L’obiettivo è la parità dei diritti e nei prossimi anni a ottenerla saranno i gay. O meglio, questi saranno gli anni in cui gli omosessuali la otterranno in termini legali, perché dovrà passare ancora del tempo prima che l’orientamento sessuale diventi un attributo neutro come il colore dei capelli.

Nel frattempo vi farà piacere sapere che, dopo la decisione dell’India, cinque sesti della popolazione mondiale vivono in paesi dove l’omosessualità non è un reato.

(Traduzione di Giusy Muzzopappa)

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