Questa settimana i democratici hanno messo in conto la possibilità di perdere la presidenza. I pessimi dati sull’occupazione hanno costretto Obama a parlare di “venti contrari”: in realtà le cose stanno molto peggio di così. Per vincere Obama dovrebbe agitare lo spauracchio di Romney e sperare che la gente abbia paura di votarlo. Ma alcuni autorevoli esponenti democratici stanno vanificando gli sforzi del presidente, secondo cui Romney sarebbe uno spietato predatore dell’alta finanza che ruba ai poveri per dare ai ricchi e non ha niente in comune con la gente comune. Perfino un alfiere del partito come Bill Clinton ha parlato del “considerevole curriculum” di Romney nel campo degli affari.

Da maestro della politica qual è, l’ex presidente ha rivolto a Romney una critica più tradizionalmente clintoniana. Ha detto che il problema di Romney è la sua visione dell’America, e che Obama deve contrastarlo mettendo sul piatto i risultati ottenuti dalla sua amministrazione. Il 4 giugno Clinton si è presentato al fianco di Obama per una raccolta fondi a New York in cui sono stati rastrellati più di 3 milioni di dollari e ha sottolineato che le misure di Romney “sarebbero disastrose per il paese e per il mondo”.

Il malumore dei democratici nasce dalla presa di coscienza che Obama potrebbe non riuscire a “vendere” i suoi risultati all’elettorato e forse non è neanche convinto che quei risultati siano abbastanza positivi. Inoltre si chiedono se screditare Romney sul piano personale sia davvero una strategia vincente.

Traduzione di Fabrizio Saulini.

Internazionale, numero 952, 8 giugno 2012

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