Alla fine non c’è stata storia. Barack Obama ha schiacciato Mitt Romney in una contesa che, per sostanza e stile, raramente è stata all’altezza della posta in gioco. Queste presidenziali si sono risolte in una scelta tra due direzioni: avanti o indietro. Il 6 novembre il paese ha scelto un futuro più ricco di sfumature, di colori e di accenti, e ha deciso che questo futuro ha le idee e la voce di Obama.

“Il viaggio è stato lungo, ma ci siamo rimessi in piedi”, ha detto Obama davanti a una folla festante a Chicago. “E in fondo al cuore sappiamo che, per gli Stati Uniti d’America, il meglio deve ancora venire”.

Oltre a Obama, faranno parte di questo “meglio che deve ancora venire” una senatrice dichiaratamente omosessuale, Tammy Baldwin del Wisconsin, e una spietata nemica del mondo della finanza come Elizabeth Warren, del Massachusetts. Il Maryland e il Maine sono passati alla storia legalizzando il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Il Colorado e lo stato di Washington hanno legalizzato l’uso della marijuana.

Per Romney, che sarebbe passato alla storia come il primo presidente mormone del paese, la delusione era palpabile. Dopo sei anni di campagna elettorale, nell’ultimo mese sembrava in rimonta. Alla fine, però, la sua rincorsa si è rivelata più che altro un’invenzione dei mezzi d’informazione e nulla ha potuto fare contro l’evidenza dei dati e l’efficientissima macchina politica di Obama. “Avrei tanto voluto realizzare le vostre speranze”, ha detto nel discorso in cui ha riconosciuto la vittoria all’avversario.

Traduzione di Fabrizio Saulini

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