È stato un terremoto. Un movimento che non si è mai presentato prende nove milioni di voti, senza andare mai in televisione. Un uomo che ha perso 6,2 milioni di voti in cinque anni canta vittoria. Una coalizione che ha sciupato 3,4 milioni di voti “vince”, ma sembra (per tutti) uno dei grandi sconfitti.
Un tecnico senza un partito, Mario Monti, prende quasi il 9 per cento (in altri tempi sarebbero stato visti come un trionfo) e tutti dicono che è stato bocciato. I vecchi “centristi” Fini e Casini sono diventati assolutamente irrilevanti. Di Pietro è sparito. La sinistra non esiste più. Vendola ha perso persino in Puglia. La lista Ingroia è stata dannosa e completamente inutile.
L’abbraccio fatale di Berlusconi ha dimezzato i voti della Lega. Tutti i populisti storici degli anni novanta sono scomparsi, inclusa la famiglia Bossi. Solo due grandi populisti sono rimasti in campo: Grillo e Berlusconi. E poi, a Firenze, c’è un certo Matteo Renzi che aspetta il suo momento, immensamente rafforzato dalla realpolitik e dal grigiore di un partito in agonia, che non esiste più nel territorio (in realtà non e mai esistito) e che ha perso contro Grillo, persino nelle Marche.
Tutto questo arriva con il pericolo di una grande illusione. È l’illusione su cui Grillo ha costruito il suo successo, il sogno dell’antipolitica secondo il quale i problemi dell’Italia sono soprattutto la corruzione, i “costi della politica”. Basterebbe cambiare le persone, e abolire tutti questi privilegi, per risolvere tutti i problemi.
È un’illusione in cui credono moltissimo quelli che hanno votato per il Movimento 5 stelle. Grillo non ha niente da dire sull’economia, sul debito pubblico insostenibile, su un’Italia divisa fra ricchi e precari. Lui dice no a tante cose: l’euro, la Germania, la tav, i sindacati. Ma un programma pieno di “no” non è un programma, è un antiprogramma.
Una volta riformata la politica (se riescono davvero a farlo) i grillini dovrebbero dire qualcosa sull’economia, sulla struttura stessa dell’Italia, sugli italiani, e non solo sui politici. Oppure possono andare avanti a vendere sogni. Come Berlusconi ha fatto per vent’anni.
E poi c’è un altro grave pericolo. Il pericolo degli uomini e delle donne oneste. “Noi siamo puri”, dicono i grillini, “noi non prendiamo soldi pubblici, non diamo via lo stipendio, noi siamo nuovi, noi siamo puliti”. Ma la corruzione e la cattiva politica non sono una questione di onestà o di volontà o di personalità.
È un sistema che ha radici profondissime nella storia politica e istituzionale dell’Italia. Negli anni abbiamo visto tanti movimenti che si sono detti “onesti” e “nuovi”. Tutti sono finiti male. Tutti sono finiti, prima o poi, davanti alla magistratura.
L’Italia non ha bisogno d’illusioni. Ha bisogno di un progetto politico, non di antipolitica. La rivoluzione di Grillo è pericolosissima, perché crea un sogno che non può essere realizzato. E molto presto, potrebbe diventare un incubo, in the cold light of day.
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