“Da questa fetida cloaca esce oro puro”. Così scrisse, nel 1835, Alexis de Tocqueville, pensatore e uomo politico francese, alla vista di Manchester invasa dalle fabbriche agli albori della rivoluzione industriale.
Un commento che oggi potrebbe essere lo slogan di una delle aziende che si occupano del trattamento delle acque reflue. Il modello imprenditoriale ispirato al motto pecunia non olet è stato adottato da molti fin dall’antichità.
La gente è disposta a pagare cifre non indifferenti per disfarsi degli sgradevoli scarti della propria vita. Ma se da un lato stiamo cominciando a preoccuparci degli effetti prodotti da ciò che spediamo nelle discariche, dall’altro non facciamo attenzione a cosa scarichiamo nei nostri vecchi e sovraccarichi sistemi fognari.
Le aziende che si occupano del trattamento delle acque spendono ogni anno centinaia di milioni di euro per estrarre dagli scarichi fognari tonnellate di assorbenti, preservativi, pannolini, capelli, spugnette per i piatti, collant, bastoncini cotonati, grumi coagulati di grasso per fritture e altri rifiuti. Tutti questi materiali formano delle barriere che ostruiscono i condotti fognari.
L’uso improprio delle reti fognarie e i pochi investimenti in questo tipo di infrastrutture sono alla base di gravi problemi ambientali. Nel 2004 le piogge torrenziali di agosto hanno provocato il riversamento nel Tamigi di 600mila tonnellate di liquami non trattati e acque piovane di scolo. A Londra eventi simili, anche se non sempre di questa portata, ormai si verificano in media cinquanta volte all’anno.
La Thames Water, l’azienda che si occupa del trattamento delle acque reflue di Londra, ha compilato un elenco dei fattori che contribuiscono all’inquinamento delle acque e che sarebbe possibile ridurre.
Un’abitazione su dieci in Gran Bretagna riversa le acque di scarico in tubature che qualche idraulico abusivo, o improvvisato, non ha collegato alla rete fognaria, ma al canale di scolo delle acque bianche. Sempre secondo i dati della Thames Water, i principali responsabili degli 80mila intoppi che ogni hanno l’azienda deve sbloccare sono: i grassi usati per cucinare, le radici degli alberi, i giocattoli, gli assorbenti.
Le imprese a cui viene appaltato il servizio di trattamento delle acque sono legalmente responsabili della manutenzione e degli interventi di sturamento delle reti fognarie.
Ma spetta ai cittadini provvedere alla manutenzione e alla pulizia delle tubature che si trovano all’interno degli edifici. Quando il nostro scarico si blocca, in genere pensiamo di avere solo due soluzioni: prendere le pagine gialle per cercare un idraulico o usare il liquido per sturare i lavandini che teniamo sotto il lavello della cucina.
Un idraulico professionista usa strumenti speciali e getti d’acqua ad alta pressione per ripulire le tubature. Noi, invece, quando proviamo a risolvere il problema da soli, ci limitiamo a versare un liquido sturalavandini.
Questo liquido sturalavandini non è altro che soda caustica (idrossido di sodio) o acido solforico – due sostanze chimiche altamente corrosive – che si riversa nei nostri fiumi. L’idrossido di sodio, una sostanza fortemente alcalina, reagisce con i grumi di grasso formando una schiuma che aiuta a liberare l’ostruzione.
Alcuni enti per la tutela dell’ambiente non classificano la soda caustica come un agente inquinante, perché si decompone a contatto con l’acqua e i grassi. Tuttavia l’Ufficio europeo per le sostanze chimiche ha classificato come “cronica”l’ecotossicità di questa sostanza per gli organismi acquatici.
Sui pesci d’acqua dolce provoca ustioni superficiali delle branchie e l’abbondante formazione di muco. Inoltre i pesci muoiono per soffocamento a causa della lenta distruzione degli organi respiratori. Se volete liberare una tubatura intasata potete usare sistemi meno dannosi per l’ambiente.
In gran parte dei negozi di ferramenta potete trovare degli attrezzi per uso domestico, da azionare a mano o con un trapano. In alternativa, potete provare con gli sturalavandini biologici che hanno gli enzimi naturali.
Oppure potete prendere del bicarbonato di sodio, scioglierlo nell’aceto, e versarlo nel condotto di scarico intasato e infine far scorrere dell’acqua bollente. Funziona, ma la scelta migliore resta la prevenzione.
Per tenere pulite le tubature, ogni settimana versate nel lavandino un cucchiaio di bicarbonato di sodio e una tazza di aceto. Oppure versate regolarmente dell’acqua bollente. E ricordatevi che il gabinetto non è una pattumiera: gli oggetti solidi buttateli nella spazzatura. La regola vale per preservativi, cotton fioc, assorbenti e olio o grassi usati per cucinare, che vanno gettati negli appositi contenitori (sacchetti, flaconi, pattumiere) e smaltiti come i normali rifiuti solidi urbani.
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