Sono passati cent’anni da quando Bertha, la moglie di Carl Benz, l’ingegnere tedesco a cui viene attribuito il merito di aver progettato la prima automobile, prese la sua Motorwagen senza chiedergli il permesso e partì con i figli per un viaggio di 200 chilometri. In realtà la scappatella di Bertha era solo un tentativo di pubblicizzare l’invenzione del marito.
L’auto a tre ruote non superava i 15 chilometri all’ora e quel viaggio durò ben due giorni, ma la trovata funzionò. L’idea prese piede e oggi, un secolo dopo, nel mondo ci sono circa 700 milioni di auto, che funzionano ancora grazie a un motore a combustione interna come quello di Benz.
Questa è la straordinaria storia dell’invenzione che meglio definisce il progresso umano del ventesimo secolo. C’è forse qualcos’altro che ha inciso così profondamente sul destino del mondo in questo periodo? La tv? Il telefono? Il computer? Tutte queste invenzioni ci hanno aiutato a fare giganteschi passi avanti nel campo della comunicazione, permettendoci di condividere esperienze e risolvere problemi, l’auto invece ha condizionato la forma stessa del mondo.
Ormai quasi tutte le terre emerse sono coperte da una rete di strade e autostrade. Città e metropoli sono state progettate e costruite partendo dal presupposto che la maggior parte dei cittadini ha una macchina. La libertà e la mobilità che le auto permettono sono tra i beni più preziosi del mondo moderno.
Ma c’è un problema, di cui siamo consapevoli da tempo anche se non abbiamo fatto molto per risolverlo: le automobili inquinano. Peggiorano la qualità dell’aria delle nostre città, provocando seri problemi di salute. E immettono nell’atmosfera grandi quantità di anidride carbonica, contribuendo in modo significativo al cambiamento climatico. Secondo molti ambientalisti, sarebbe meglio mettere fine al più presto alla nostra storia d’amore con l’auto. Probabilmente hanno ragione, ma fino a un certo punto. E se invece trovassimo un modo più pulito di far funzionare le nostre macchine, senza il motore a combustione interna e i carburanti fossili? Per esempio con l’elettricità? Dopo essere stata considerata improponibile per decenni, improvvisamente l’auto elettrica è diventata di moda, anzi, secondo alcuni è la “tecnologia che ci salverà”.
Vista la crisi che stanno attraversando, le grandi case automobilistiche vedono l’auto elettrica come la risposta a tutti i loro problemi: un prodotto nuovo che, almeno all’inizio, possono vendere a un prezzo più alto e che potrebbe aiutarle ad aggirare le norme antinquinamento che prima o poi faranno sparire i modelli attuali. Ma se anche le previsioni sono corrette e nei prossimi dieci anni l’auto elettrica sostituirà le sue sorelle a benzina e a diesel, forse non si tratterà di una nuova rivoluzione nelle nostre vite. Per ora la maggior parte delle auto elettriche è adatta solo a chi vive in città.
Le batterie piombo-acido hanno un raggio di autonomia che mediamente non supera i 50 chilometri. Ma la tecnologia è in rapido miglioramento e con l’introduzione delle batterie al litio, il raggio di autonomia potrebbe raggiungere i 500 chilometri. Se questo succederà, l’auto elettrica potrebbe rivelarsi un’alternativa conveniente per i pendolari che vivono molto lontano dalla città e diventare ben presto il mezzo di trasporto preferito da molte persone.
Se così fosse, non avremmo più bisogno di tante stazioni di servizio: molte potrebbero essere sostituite da punti di ricarica. Come oggi ricarichiamo gli iPod e i cellulari, dovremmo cominciare a pensare a dove ricaricare la macchina. L’ideale sarebbe farlo vicino a casa durante la notte e nei parcheggi durante il giorno. E pensate quanto inquinamento e quanto smog in meno ci sarebbero nelle nostre città.
Ma qui sorge un altro problema: come produrre l’elettricità necessaria per caricare tutte queste auto? Se fossero collegate alle reti elettriche attuali, farebbero salire il livello della domanda al punto da provocare un blackout nel giro di pochi minuti. E non dobbiamo dimenticare che produciamo ancora buona parte della nostra elettricità bruciando carburanti fossili. L’auto elettrica potrà essere veramente considerata un veicolo a emissioni zero quando anche l’elettricità che consuma non produrrà più emissioni o quasi.
Questo succederà solo quando produrremo elettricità unicamente da fonti rinnovabili come il sole, il vento e, anche se la questione è più complicata, il nucleare e l’acqua. Se nei prossimi decenni riusciremo a introdurre questo cambiamento, saremo sulla buona strada per uscire dalla crisi del riscaldamento globale.
Ma mentre aspettiamo, ecco qualche altro vantaggio delle auto elettriche: fanno poco rumore, richiedono molta meno manutenzione perché hanno poche parti mobili e con l’aumento dei prezzi del carburante sono molto più economiche di quelle a benzina o diesel.
Vi ho convinto che sono loro il nostro futuro?
*Traduzione di Bruna Tortorella.
Internazionale, numero 820, 6 novembre 2009*
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