L’Ucraina non può riprendersi il territorio annesso dalla Russia o controllato dalle forze fedeli a Mosca. Ma Kiev potrebbe sottrarre al paese vicino qualcosa di altrettanto prezioso: il potere sui cristiani ortodossi ucraini, e con esso la pretesa della Russia di occupare un ruolo centrale nella cristianità orientale.
Di solito le riunioni tra alti prelati del patriarcato ecumenico di Costantinopoli non hanno un interesse politico. Il patriarca Bartolomeo I, lontano erede dei capi della chiesa bizantina, non è l’equivalente del papa dei cattolici: essendo un primo tra pari, ha un ruolo più simbolico che organizzativo.
Il 2 settembre, però, il presidente ucraino Petro Porošenko ha pubblicato un tweet entusiasta in cui commenta una delle decisioni prese dai religiosi a Istanbul. Il gruppo ha confermato che il patriarca Bartolomeo ha l’autorità di riconoscere l’autocefalia delle chiese locali, il cui vescovo di grado più elevato avrebbe come suo superiore solo Dio.
Questa conferma è importante perché permetterà al patriarca Bartolomeo di riconoscere l’autocefalia della chiesa ortodossa ucraina. Se succederà, sarà un cambiamento epocale.
Dalla fine del seicento la chiesa ortodossa ucraina è sotto l’autorità del patriarcato di Mosca. Quando nel 1992 (un anno dopo l’indipendenza dell’Ucraina dall’Unione Sovietica) il metropolita di Kiev, Filarete, perse la battaglia politica per diventare patriarca di Mosca, separò una parte della chiesa ortodossa ucraina allineandola con il governo di Kiev.
La Russia si è sempre opposta allo scisma. Filarete fu attaccato dai mezzi d’informazione russi e successivamente fu scomunicato dal patriarcato di Mosca. Il patriarca ecumenico inizialmente si era alleato con Mosca, non riconoscendo una chiesa ucraina indipendente, uno status invece riconosciuto nel caso di Grecia, Serbia, Bulgaria e Romania.
Ideologia neoimperiale
La mancanza di uno status ufficiale per la chiesa ortodossa ucraina ha scoraggiato molti preti a unirsi alla chiesa separatista di Filarete. Dal punto di vista organizzativo e finanziario, l’Ucraina è ancora estremamente importante per il patriarcato di Mosca. Nel 2013, l’anno prima dell’annessione russa della Crimea, in Ucraina c’erano un terzo delle 33.489 parrocchie e dei 30.430 preti controllati dal patriarcato di Mosca. Il Monastero delle grotte, il più grande e più venerato di Kiev, dipende dal patriarcato russo. La chiesa ortodossa ucraina di Filarete, con 3.500 sacerdoti, è più piccola e più povera.
I numeri hanno un valore politico e ideologico. I patriarcati di Mosca e di Costantinopoli hanno un’origine imperiale, e Mosca vorrebbe essere considerata la guida del mondo ortodosso. Quest’ambizione è alla base dell’ideologia neoimperiale sostenuta dal presidente russo Vladimir Putin, un ortodosso devoto.
Sotto Putin, la chiesa si è avvicinata allo stato più di quanto abbia mai fatto dai tempi della rivoluzione del 1917. Non stupisce che il gruppo di hacker accusato di aver sabotato il comitato nazionale del Partito democratico negli Stati Uniti abbia recentemente preso di mira il patriarca Bartolomeo e i suoi fedeli. L’autocefalia dell’Ucraina sarebbe un brutto colpo per le pretese russe di leadership spirituale dei cristiani orientali.
Due terzi dei credenti ucraini hanno disertato le chiese fedeli a Mosca
Probabilmente l’autocefalia spingerà molti preti ucraini a cambiare campo. Quando la chiesa ucraina otterrà il riconoscimento, questi religiosi non avranno più motivi per rimanere all’interno di un’organizzazione che il loro governo considera una quinta colonna della Russia.
Quanto ai fedeli, due terzi degli ucraini che si dichiarano cristiani ortodossi, tra cui il presidente Porošenko, hanno disertato le chiese fedeli a Mosca. La chiesa di Kiev ha attivamente sostenuto la rivoluzione del 2014 e i suoi preti erano in piazza con i manifestanti. La parte della chiesa ucraina vicina a Mosca è stata più prudente.
Lo scorso agosto il patriarca di Mosca, Kirill, è andato a Istanbul per incontrare Bartolomeo. Un vescovo presente all’incontro ha dichiarato che, anche se non è stata presa nessuna decisione, il cammino verso l’autocefalia della chiesa ortodossa ucraina è ormai inarrestabile.
I religiosi russi hanno avvertito che garantire l’indipendenza alla chiesa ucraina potrebbe provocare uno scisma globale, ma il patriarca Bartolomeo ha respinto questo genere di affermazioni. “Non minacciamo nessuno, e nessuno minaccia noi”, ha dichiarato. “Noi temiamo solo Dio”.
L’indebolirsi del patriarcato di Mosca non farebbe che rafforzare la posizione di Bartolomeo e la sua autorità di portavoce del mondo ortodosso. La chiesa russa, conservatrice, ha boicottato i tentativi del patriarca di Costantinopoli di rafforzare i legami con la chiesa cattolica e con papa Bergoglio.
Le questioni religiose non dovrebbero essere politicizzate, come sta succedendo nel caso di Mosca e Kiev. Tuttavia è evidente che i saccheggi di Putin in Ucraina hanno chiaramente minato l’autorità della sua chiesa, che cerca di rafforzare in Russia e nel mondo. Per riparare il danno non potrà certo inviare i carri armati.
Nel frattempo la strada che l’Ucraina imboccherà dipenderà non tanto dalle perdite o dalle conquiste territoriali, ma dalle idee che conquisteranno le menti dei suoi cittadini. Per questo la battaglia diplomatica per l’autocefalia è così fondamentale per Porošenko.
(Traduzione di Federico Ferrone)
Questo articolo è uscito su Bloomberg View.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it