“Quando diciamo che si pranza all’una, allora all’una in punto il pranzo deve essere servito. Non all’una e dieci, e neppure all’una e cinque. Odio aspettare, odio fare aspettare le persone”. Tono deciso, frasi brevi, messaggio chiaro: si presenta con piglio prussiano Jacopo Fo quando parla degli orari della sua Libera università di Alcatraz.
Ma niente paura. Alcatraz non è una caserma né una galera. Tutti i commensali intorno ai lunghi tavoli hanno un’aria rilassatissima e anche Jacopo Fo è perfettamente rilassato mentre smangiucchia insalata, formaggi e ravanelli. Qualcuno degli ospiti in mattinata ha partecipato a un corso di disegno, qualcun altro si è immerso nella piscina calda per sottoporsi ad un massaggio watsu o ha fatto una passeggiata nel giardino di pietra, pieno di
sculture a volte liberamente ispirate a Niki de Saint Phalle, opera di Jacopo Fo, della sua compagna Nora Albanese o di suo padre Dario. Ma a pranzo arriva anche una comitiva di quaranta pensionati di Perugia, per niente spaventati dall’aura alternativa di Alcatraz.
Infatti quest’oasi immersa in più di 400 ettari di boschi, a metà strada tra Gubbio e Perugia, offre sì corsi di clown, “yoga demenziale” o di scrittura, con Stefano Benni in veste di docente, ma se c’è un tipo di persona che Jacopo Fo non sopporta è proprio “l’alternativo tutto di un pezzo”, invasato sui princìpi e allo stesso tempo poco affidabile sul lavoro. Tra il serio e il faceto parla di “qualità totale” in cucina. Tutti i cibi sono bio, l’energia per le case – alcuni casali e bungalow per i visitatori – è solare, la piscina viene riscaldata facendo fermentare la legna proveniente dal bosco.
Adesso però Jacopo Fo vuole fare il salto di qualità e affiancare ad Alcatraz, luogo di vacanze, dei veri e propri luoghi abitativi: l’Ecovillaggio solare. Nascerà sulla collina di fronte ad Alcatraz, a circa sei chilometri di distanza. Strade sterrate in mezzo ai boschi portano ai due cantieri già aperti, al pratone su cui sorgerà “l’agorà”, un complesso di case intorno a una piazzetta, con la lavanderia comune, la sala delle feste, il bar e il ristorante. In tutto saranno più di settanta appartamenti, in parte ricavati con la ristrutturazione di vecchi casali, in parte costruiti ex novo.
Ma soprattutto, ci tiene a spiegare Jacopo Fo, il progetto prevede “case passive”, cioè a bassissimo impatto ecologico. Costruzioni in legno che con muri multistrati garantiscono un perfetto isolamento, sistemi di riscaldamento all’avanguardia, pannelli solari sui tetti e grandi vetrate faranno in modo che i costi correnti per l’energia saranno bassissimi. Sergio Los e Natasha Pulitzer, due architetti esperti di bio-edilizia, hanno curato la progettazione. I costi di costruzione vanno dai 2.300 ai 2.800 euro al metro quadrato, nel prezzo sono inclusi duemila metri quadrati di terreno per farci un orto e l’usufrutto degli spazi comuni. Se tutto va per il verso giusto nascerà una comunità, ma una comunità “leggera”.
“All’inizio ci siamo un po’ spaventati”, racconta Fo. “I primi interessati che si sono presentati erano dei fricchettoni che partivano subito con discorsi tipo ‘nel villaggio si mangerà solo vegetariano’, ‘nel villaggio sarà vietato fumare’ eccetera. Ma noi non siamo una setta”. L’altro tipo di cliente non proprio desiderato è il riccone romano o milanese in cerca di seconda casa. “Ma non credo che il nostro progetto possa attirare il Flavio Briatore di turno”, afferma Gabriella Canova che insieme con Jacopo Fo coordina il progetto.
Infatti ad Alcatraz incontriamo un bel numero di persone interessate all’Ecovillaggio: un regista televisivo milanese, un assistente sociale di Pompei, una giovanissima architetta di Caserta. In un’Italia dove anche molte costruzioni nuove non rispettano i più elementari criteri di efficienza energetica, un progetto come l’Ecovillaggio solare può essere un modello che dimostra che anche a costi contenuti è possibile raggiungere soluzioni tecnicamente all’avanguardia. Ma Jacopo Fo mira più in alto: “Vogliamo farlo diventare un punto di riferimento per tutta Europa”, afferma. La consegna delle prime case è prevista per il febbraio del 2013.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it