Oggi tutti si lamentano delle distrazioni che comporta la tecnologia digitale, e giustamente, dato che il problema è reale. Come passiamo le nostre giornate, dice la saggista Annie Dillard, è come passiamo la nostra vita, e se dedichiamo troppo tempo a leggere email inutili, o ancora più inutili diatribe su Twitter, rischiamo di morire pieni di rimpianti.
Ma mi sono accorto che buona parte di quelli che si lamentano (compresi voi?) non hanno disattivato le loro notifiche. Proprio così: si lagnano delle troppe cose che attirano la loro attenzione, del fatto che il tempo sembra sempre così frammentato, ma hanno configurato i loro telefoni, o forse anche i portatili, in modo tale che emettano quel fastidioso rumorino ogni volta che ricevono un’email o una richiesta di amicizia, quando a qualcuno è piaciuta una foto che hanno pubblicato o quando un’applicazione che hanno scaricato si sente trascurata e decide di informarli ripetutamente di un’offerta speciale.
Ho un consiglio per queste persone. E forse potete immaginare qual è. Disattivate quelle maledette notifiche! Tutte, se volete, ma soprattutto quelle della posta, dei social network e quelle generate dalle applicazioni che usate raramente o che non sarebbero neanche autorizzate a chiedere la vostra attenzione (gli allarmi antincendio collegati al web e altre cose simili sono un’altra faccenda, come le ultime notizie, se vi piacciono queste cose). Vi lagnate delle distrazioni ma lasciate che un aggeggio che avete in tasca squilli o ronzi ogni volta che lo decide qualcun altro? Vi guardo con la stessa espressione di raggelata incredulità che a marzo si leggeva sul volto di Angela Merkel per buona parte della conferenza stampa con Donald Trump.
Controllate il flusso di informazioni che vi arrivano, soprattutto le email, quando volete voi
Nell’attuale battaglia per trovare la concentrazione, le notifiche non sono soltanto come la mela della tentazione, ma mele che sono cadute a terra molto tempo fa e adesso stanno marcendo infestate dai vermi. Vivere continuamente tempestati dalle notifiche è come delegare la scelta delle cose a cui dedicare la vostra attenzione a un vasto comitato di amici, colleghi, estranei, la maggior parte dei quali non ha alcun incentivo a mettere al primo posto i vostri interessi: vogliono solo che rispondiate immediatamente alla loro email, o che usiate più spesso la loro applicazione. E sapete chi altro passa tutto il giorno e la notte attaccato a un apparecchio che lo costringe a interrompere bruscamente quello che sta facendo per soddisfare le richieste di qualcun altro? I detenuti in libertà vigilata o agli arresti domiciliari che portano il braccialetto elettronico. Ecco chi è.
L’alternativa è ovvia: controllate il flusso di informazioni che vi arrivano, soprattutto le email, quando volete voi. Anche se è ogni dieci minuti, ma spero di no, almeno avrete riconquistato un po’ di potere decisionale (se usate Gmail con Chrome, potete anche istallare l’estensione “Open compose window”, che vi permette di scrivere email senza vedere tutte quelle che vi sono arrivate ). Come fa notare il filosofo australiano Damon Young nel suo libro Distraction, a volte accogliamo con gioia le interruzioni che diciamo di odiare, perché senza quelle saremmo costretti a chiederci se stiamo usando bene la nostra vita. Ma se evitiamo di porci questa domanda, rischiamo di sprecarla. È difficile decidersi a farlo. Ma il primo passo è facile: disattivate le notifiche! Grazie per la vostra attenzione.
(Traduzione di Bruna Tortorella)
Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano britannico The Guardian.
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