Non avete l’impressione, soprattutto in questi giorni, la sensazione quasi fisica che il vostro cervello sia sovraccarico? Forse è pieno di tutte le cose che state cercando di portare a termine mentre vi occupate dei vostri figli, del timore di perdere il lavoro, della rabbia nei confronti delle affermazioni vergognosamente false di certi idioti sui social network o di una vaga paura per il futuro dell’umanità. A parte i dettagli, ho il sospetto che conoscete bene la sensazione di stare per raggiungere un qualche limite cognitivo.
Qual è la soluzione? Un grande cambiamento socioeconomico, politici competenti e la rinascita del senso civico in tutto il mondo. Ovviamente. Ma nel frattempo, permettetemi di ricordarvi un metodo per gestire meglio la vostra vita che forse avete dimenticato, o di cui forse nessuno vi ha mai parlato: dovremmo veramente catturare i nostri “circuiti aperti” (open loop).
Questa terminologia si ispira a un bestseller pubblicato quasi vent’anni fa: Detto, fatto! del guru delle produttività David Allen, nel quale l’autore definisce circuito aperto ogni tipo di impegno o compito che dovremmo affrontare ma non abbiamo ancora trovato la forza di farlo. La relazione di lavoro che dobbiamo scrivere è un circuito aperto, ma anche il regalo di compleanno che dobbiamo comprare per nostro cugino. La stessa cosa possiamo dire dell’idea che avevamo di creare un giardino di quartiere, il desiderio di visitare prima o poi le piramidi, o qualsiasi altra cosa. La teoria di Allen – che secondo la mia esperienza è profondamente vera – è che il nostro cervello non sia in grado di immagazzinare troppi circuiti aperti, e aspettarci che lo faccia alimenta uno stato d’ansia di sottofondo, perché logora la nostra attenzione, saltando fuori all’improvviso nei momenti meno opportuni o facendoci sentire sempre preoccupati del fatto che c’è qualcosa che stiamo dimenticando.
Un elenco
Di conseguenza, se immagazziniamo i circuiti aperti da un’altra parte, in quello che Allen chiama un “sistema affidabile”, il nostro cervello può smettere di sforzarsi di trattenerli e saremo più concentrati e rilassati, anche se non ne abbiamo completato nessuno. A livello più basilare, questo significa scegliere un’applicazione, aprire un file o comprare un quaderno fisico, in cui inserire una lista – o una serie di liste – di tutto quello che dobbiamo fare. Possiamo cominciare svuotando il cervello di tutti i circuiti aperti che ci vengono in mente, e decidere di aggiungerne di nuovi appena fanno capolino nella nostra coscienza.
Se non vi sembra niente di più che stilare un elenco delle cose da fare, ebbene sì, è proprio quello. Ma il punto fondamentale è farlo in modo impeccabile, religiosamente, non lasciarsi sfuggire nulla, e mettere tutto in un posto, non in applicazioni diverse o su foglietti volanti sparsi sulla scrivania. (Se il vostro subconscio non si fida del tutto di questo sistema, l’ansia ritornerà).
Il vantaggio di prendere la cosa così sul serio è che per raggiungere la pace mentale non dovrete portare a termine tutti i compiti della lista – grazie al cielo – perché sicuramente sono troppi per una sola persona. Da parte mia, quando mi sento confuso e stressato, spesso è perché ho smesso di catturare i circuiti aperti e mi sono fidato troppo del mio cervello. Riprendere quell’abitudine mi procura un sollievo immediato. Le richieste della vita non smetteranno di essere schiaccianti, ma almeno potrete cominciare a usare uno strumento migliore per tenerle a bada.
Da ascoltare
Nel podcast Routines and ruts di Madeleine Dore, artisti, scrittori e altri personaggi riflettono sulla loro routine quotidiana reale, contrapposta a quella ideale.
(Traduzione di Bruna Tortorella)
Questo articolo è uscito sul quotidiano britannico The Guardian.
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