Gira e rigira, il risultato non cambia: il vincitore dello scontro mediatico tra Silvio Berlusconi e il giornalista Michele Santoro, in occasione della puntata del 10 gennaio di Servizio pubblico su La7, è il primo. È sufficiente il fatto che Berlusconi abbia partecipato a un programma che gli è ostile per mostrare di non temere nessuno, e che Santoro abbia accettato di riceverlo anche se niente - a parte l’audience - lo obbligava. Che piaccia o no, il giornalista ha offerto una tribuna e ulteriori minuti di esposizione mediatica a colui che rimane il suo miglior nemico.

Non sarà

Granada, aveva avvertito Santoro, qui non ci sono “né toro né torero”. Una precauzione verbale sorprendente, visto che la rete aveva promosso il loro incontro con degli spot incentrati sullo scontro. Tutti gli italiani sanno bene che questi due personaggi non si amano e che il Cavaliere ha fatto di tutto, riuscendoci, per cacciare il conduttore dalla tv pubblica.

In queste condizioni ci si aspettava, e forse lo si sperava, un duello all’ultimo sangue. C’erano scommesse su quale sarebbe stato il minuto del ko, sull’ora in cui Berlusconi avrebbe lasciato lo studio (come ha più volte minacciato di fare in occasione di altre trasmissioni, quando le domande del presentatore non gli piacevano). Ma il Caimano è rimasto fino alla fine della trasmissione, verso mezzanotte, inchiodato sulla scomoda sedia di plastica degli studi di Cinecittà. Come un pugile che non ha più la potenza di un tempo, sapeva che la sua vittoria sarebbe dipesa dalla capacità di incassare e di tenere per tutte le riprese. Ed è quello che ha fatto.

Ma nonostante i suoi 76 anni, Berlusconi non sembra aver perso la sua forza. Non è uno spadaccino con il braccio moscio. Di conseguenza ha mentito (come sempre), ha promesso (come sempre), ha detto tutto e il contrario di tutto (come sempre) e ha denunciato “i comunisti” (come sempre). Sono ormai vent’anni che pratica questa arte, e di certo non ci avrebbe rinunciato in questa occasione. Santoro è sembrato offendersi, come se si aspettasse sinceramente un mea culpa da parte del suo invitato, un atto di contrizione, cioè un miracolo.

Si è addirittura adirato quando Berlusconi, per rispondere all’impeccabile requisitoria del giornalista Marco Travaglio che gli ricordava con tono monocorde l’impressionante lista di amicizie ambigue, ha letto a sua volta una lunga lista delle condanne per diffamazione che lo stesso Travaglio ha ricevuto. “Ha tradito i patti! Avevamo detto che non si sarebbe parlato di condanne”, ha urlato il presentatore a un Berlusconi divertito. Ma chi credeva di avere in studio, padre Pio?

Ps: Giovedì sera Servizio pubblico ha battuto tutti i record di ascolti della rete, raccogliendo 8,6 milioni di spettatori, cioè il 33,5 per cento di share.

Traduzione di Andrea De Ritis.

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