“Finirai come Gianfranco Fini!”. Nonostante la minaccia di Silvio Berlusconi lanciata al suo ex delfino Angelino Alfano, quest’ultimo ha tenuto duro. Il ministro dell’interno, insieme a 57 parlamentari, ha rifiutato di aderire a Forza Italia, ufficialmente rilanciata sabato 16 novembre.

La profezia di Berlusconi non deve essere presa alla leggera. Nel dicembre del 2010 Fini, anche lui considerato un delfino, aveva cercato di mettere in minoranza il suo mentore alla camera dei deputati. Ma non c’era riuscito e, ostracizzato, si era rifugiato in un piccolo partito di una trentina di parlamentari (Futuro e libertà). Fini ha dovuto subire una violenta campagna denigratoria da parte dei mezzi d’informazione controllati dal Cavaliere, sempre pronti a tirare fuori i panni sporchi dall’armadio e dalla spazzatura. Inoltre nel febbraio 2013 non è riuscito a farsi rieleggere. In altre parole un insuccesso accompagnato da un naufragio.

Alfano è di un’altra tempra? È ancora presto per dirlo. In ogni caso ha saputo evitare alcuni errori. In primo luogo non ha messo in scena la sua spaccatura, come testimonia la sua assenza sabato al Cconsiglio nazionale di Forza Italia. Inoltre non ha attaccato personalmente l’ex presidente del consiglio, rinnovando al contrario la sua “stima” e la sua “ammirazione” per Berlusconi, che considera come il suo “padre” politico. Infine, i parlamentari che lo hanno seguito sono più numerosi (57) e più agguerriti di quelli che erano rimasti a fedeli a Fini. Insomma, non ha insultato il futuro e ha rafforzato il presente.

A sentire Alfano, il disaccordo è soprattutto politico: riuniti sotto il nome di Nuovo centro destra, questi parlamentari - di cui nove sono ministri o sottosegretari - ritengono che la stabilità del governo debba prevalere sul destino di Berlusconi, condannato in via definitiva a quattro anni di prigione per frode fiscale e destinato (in teoria dal 27 novembre) alla decadenza dal suo mandato di senatore e alla perdita dell’immunità parlamentare. Viceversa Forza Italia, formazione interamente nelle mani del Cavaliere, pensa esattamente il contrario e vuole elezioni anticipate.

Sabato Alfano ha dichiarato con forza che i parlamentari del Nuovo centro destra voteranno contro l’esclusione di Berlusconi dal parlamento. Un’indicazione che raffredderà probabilmente gli entusiasmi di chi vedeva in questo avvocato siciliano di 43 anni un oppositore deciso. Non va dimenticato che quando è stato ministro della giustizia Alfano ha fatto di tutto per allontanare i giudici dal suo ex mentore.

È vero che si è guadagnato la stima di molti, e il soprannome di “piccolo Bruto”, per aver costretto Berlusconi, il 3 ottobre, a votare la fiducia al governo di coalizione di Enrico Letta. Quello stesso Berlusconi che ancora il giorno prima affermava di voler far cadere il governo. A quanto pare quel giorno il caimano ha trovato pane per i suoi denti. E il 27 novembre i senatori del Partito democratico e del Movimento 5 stelle potrebbero assestargli un colpo definitivo votandone l’espulsione dal parlamento.

Tuttavia Alfano e i suoi non vogliono neppure passare per semplici sostenitori passivi del governo di coalizione e di un’alleanza con la sinistra che confonde i punti di riferimento degli elettori. Il ministro dell’Interno ha dato al governo un termine di 12 mesi per realizzare le riforme che ritiene indispensabili, cioè quelle volute dalla destra. Dopodiché si riserva la possibilità di dire basta o di andare avanti. Dodici mesi è anche il tempo di cui ha bisogno per passare dallo status di delfino diventato traditore a quello di leader della futura coalizione di destra che potrebbe inglobare la stessa Forza Italia.

E Berlusconi? Nonostante i suoi gemiti di finta commozione e l’ammissione della sua amarezza, anche lui si è ben guardato dall’insultare il futuro, invitando sabato i suoi sostenitori a non fischiare gli assenti. Paradossalmente parte del suo futuro politico e giudiziario dipende proprio dal successo dell’impresa di Alfano, che ama definire come “un figlio”. Insomma appena divorziati, i due sembrano destinati a rivedersi ben presto.

(Traduzione di Andrea De Ritis)

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