Dopo aver già conquistato una prima volta il voto dei militanti, il giovane sindaco di Firenze Matteo Renzi l’8 dicembre ha vinto le primarie ed è diventato il segretario del Pd.
Renzi, 38 anni, ha trionfato con il 67,8 per cento dei voti sui suoi due avversari: Gianni Cuperlo, il candidato dell’apparato (18 per cento) e Pippo Civati, il più di sinistra (14,2 per cento). È un po’ come, con le dovute proporzioni, se François Bayrou fosse stato eletto capo del partito socialista francese.
Alla stessa età in cui i due precedenti leader del Pd – Walter Veltroni (2007-2009) e Pierluigi Bersani (2009-2013) – cominciavano il loro
cursus honorum nel partito comunista italiano, Matteo Renzi, da bravo figlio di un democristiano fiorentino, frequentava gli scout, prima di crescere politicamente fra le fila del partito popolare.
È nel settembre 2012, quando Renzi si lancia nella campagna per diventare leader della coalizione di centrosinistra, che il suo nome comincia a superare i confini della Toscana. Alla faccia delle critiche dei colonnelli del Pd, che gli rimproverano di essere troppo “centrista”, di essere “vuoto”, di avere troppa “faccia tosta”, di preferire gli slogan alle idee, Renzi si gioca l’unica carta che ha: la sua giovane età.
Ispirandosi a Barack Obama (per le maniche della camicia rimboccate) e a Tony Blair (per la proposta di una terza via), il programma di Renzi si riassume in una riga: rottamare l’apparato del Pd.
Quella prima battaglia persa gli permette di fissare la data del suo secondo tentativo. E così, un anno e mezzo dopo, dopo la “non vittoria” del Pd alle elezioni politiche, seguita dalle dimissioni del segretario Bersani, tutte le carte si rimescolano.
Renzi approfitta dell’interim di Guglielmo Epifani alla testa del Pd per dare ai suoi discorsi una piega di sinistra. L’irruzione del Movimento 5 stelle nella vita politica italiana lo spinge a cavalcare i temi cari a Beppe Grillo. Per esempio il taglio ai costi della politica. La nomina a presidente del consiglio di Enrico Letta, proveniente come lui dalla Democrazia cristiana, lo costringe a differenziarsi. Il centrista che pranzava ad Arcore con Berlusconi diventa così il pungolo del governo, e ne denuncia “l’immobilismo”.
Post-ideologico, di bell’aspetto, Renzi, un po’ come Ségolène Royal nel 2007, punta tutto sull’opinione del “popolo di sinistra”, che cerca un “salvatore” contro i dirigenti storici. Ospite fisso di tutte le trasmissioni politiche della tv italiana (e Dio solo sa quante ce ne sono) e delle prime pagine dei giornali, impone la sua parlantina a raffica e la sua ambizione: rifondare il Pd sullo stile del New Labour, lanciato nel 1994 dall’ex primo ministro britannico Tony Blair per farne “un partito più agile e innovativo”.
Pretenzioso? Falso? Ingordo? Per il momento Renzi gode ancora di sufficiente popolarità per non essere affondato da queste critiche. Beniamino dei mass media, golden boy della politica, per il momento le ha azzeccate tutte: da quando ha guidato un’amministrazione provinciale, fra il 2004 e il 2009 (su quell’esperienza ha scritto un libro, Tra De Gasperi e gli U2, titolo che illustra bene il sincretismo di cui è capace) a quando è diventato sindaco di Firenze nel 2009. Ogni volta ha scuoiato i vecchi coccodrilli della sinistra, che pensavano di fare un sol boccone delle sue guanciotte paffute e del suo aspetto da genero ideale.
Sposato con Agnese, insegnante di italiano precaria, conosciuta quand’era agli scout, e padre di tre figli, Matteo Renzi punta ormai al gradino più alto del podio: diventare il prossimo presidente del consiglio dopo le prossime elezioni, nel 2015 o anche prima. Vent’anni fa ha guadagnato 48 milioni di lire partecipando alla Ruota della fortuna in tv. Da allora, sembra proprio che la ruota non abbia smesso di girare a suo favore.
P.S.: Paradosso italiano o segno dei tempi? Alla testa del Pd, Matteo Renzi diventa il quinto leader di uno dei principali partiti italiani a non essere parlamentare: il suo nome viene ad aggiungersi a quelli di Silvio Berlusconi (Forza Italia), Beppe Grillo (M5s), Nichi Vendola (Sel) e Matteo Salvini, eletto sabato scorso segretario della Lega nord.
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