Il patto del Nazareno, concluso un anno fa tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi nella sede del Partito democratico, ha retto. Grazie all’aiuto dei parlamentari di Forza Italia, il primo ministro sta per far approvare al senato la riforma della legge elettorale che dovrebbe mettere fine a mezzo secolo d’instabilità politica.

La nuova legge offrirebbe un premio di maggioranza al partito che ottiene almeno il 40 per cento dei voti al primo turno delle legislative, garantendogli il 55 per cento dei seggi alla camera (340 su 630). Se nessuna formazione dovesse raggiungere questa soglia, al secondo turno si affronterebbero i due partiti che hanno ottenuto più voti al primo turno. Tutti quelli che avranno superato il 3 per cento dei voti saranno rappresentati. Piccolo particolare: questa legge non potrebbe entrare in vigore prima del 2016 per impedire a Matteo Renzi e al Pd, attualmente in testa nei sondaggi, di approfittarne.

Ma restano diverse questioni aperte:

Renzi aveva qualche alternativa all’alleanza con Berlusconi? Trattandosi di una riforma che riguarda tutti i partiti, Renzi sostiene che doveva accordarsi con il primo partito d’opposizione, anche se il suo presidente e fondatore è condannato in via definitiva per frode fiscale ed è escluso dal parlamento. A causa della fronda nel Pd questa alleanza è divenuta essenziale. Quanto al Movimento 5 stelle, che poteva rappresentare un alleato alternativo, non ha voluto accordarsi con la sinistra a meno che si piegasse a tutte le sue richieste.

Quella proposta è una buona legge? Renzi vuole credere che sarà ammirata da tutta Europa. I suoi avversari (che sono tutti stati eletti grazie alle liste bloccate nel febbraio del 2013) gli rimproverano di non aver messo fine al legame di dipendenza tra i parlamentari e i partiti, perché questi ultimi continueranno a designare i capolista dei cento collegi elettorali.

Quanto durerà quest’alleanza? In teoria dovrebbe servire anche per la riforma del bicameralismo, permettendo di trasformare il senato in una camera delle regioni senza poteri o quasi, ma sarà di nuovo messa alla prova con l’elezione del presidente della repubblica a partire dal 29 gennaio. Se Berlusconi, Renzi e gli altri partiti della coalizione si accorderanno su un candidato, questo dovrebbe essere eletto senza problemi.

Il Partito democratico è ancora di sinistra? Salvato dalla destra, Renzi si è preso il rischio di spaccare una formazione sempre in preda alle tensioni interne dalla sua fondazione nel 2007. L’uscita dal Pd di Sergio Cofferati, ex leader della Cgil, potrebbe suggerire la nascita di un gruppetto di piccoli partiti alla sinistra del Pd. Ma bisognerà aspettare l’eventuale vittoria di Syriza in Grecia, il 25 gennaio, per vederci chiaro.
Cosa può pretendere Berlusconi in cambio del suo aiuto? Un posto nel governo per uno o più dei suoi fedelissimi in una coalizione allargata a Forza Italia, dato che l’opposizione ha salvato la maggioranza su una legge essenziale. Ma la cosa che gli interessa davvero è un’altra: tornare in parlamento. Un primo tentativo è stato sventato a dicembre quando il governo aveva presentato una misura che avrebbe parzialmente depenalizzato la frode fiscale. Ma altre occasioni potrebbero presentarsi.

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